Un vizio di forma per uno degli imputati e la sentenza definitiva della Cassazione per il maxiprocesso No Tav slitta per tutti di due settimane. Appuntamento al 27 aprile. La procura generale della Cassazione chiede la conferma delle sentenze di appello per gli imputati del maxi processo No Tav. Trentotto le persone condannate in secondo grado, il 17 novembre del 2016, per gli scontri in Val di Susa dell’estate del 2011, 35 gli imputati alla sbarra oggi. Le condanne più alte nel 2016 erano state a 4 anni e 6 mesi di carcere, le stesse inflitte in primo grado.

“Il pg ha riconosciuto che non hanno titolo a costituirsi i sindacati di polizia – spiega Gianluca Vitale, avvocato di due degli imputati -. E questo è significativo, se non dal punto di vista processuale ed economico, perché il risarcimento non era di grande entità, ma dal punto di vista giudiziario e politico”.

“Si è scoperto che la Tav improvvisamente non serve più – dice uno degli imputati dopo l’udienza -. Quindi il movimento aveva ragione. Ci state condannando allora per quale motivo?”. “Dal momento degli arresti a oggi sono passati solo cinque anni”, chiosa un altro degli imputati davanti alla Cassazione. “Non esiste un processo con 50 e più persone così rapido. Un processo ad alta velocità: non faranno la Tav, ma fanno i processi”.

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