Politica

Di Maio al Pd: “Sotterriamo l’ascia di guerra e diamo un governo al Paese”

E' l'invito che il leader M5S rivolge al Partito Democratico in un’intervista a La Repubblica: "Mettiamo da parte le asperità per il bene del Paese". Martina: "Apprezzabile cambio di tono, ma M5s resta ambiguo". Il Pd si spacca: per Francesco Boccia occorre "aprire un dialogo". Franceschini: "Fermiamoci e riflettiamo". Salvini: "O governo serio o si torna al voto e noi stravinciamo"

“Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato. Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra“. In un’intervista a La Repubblica il leader M5S Luigi Di Maio apre le porte al Partito Democratico. Parole che il reggente Maurizio Martina accoglie tiepidamente, ma che hanno l’effetto di far emergere le due anime che convivono all’interno dello schieramento dem: se il fronte di stretta osservanza renziana rimane saldo sulle posizioni del no, il partito dei dialoganti va da Francesco Boccia, che definisce “inaccettabile l’arrocco” e sollecita i colleghi ad “aprire un dialogo” fino a Dario Franceschini, che su Twitter li invita: “Fermiamoci e riflettiamo”.

“Se rimaniamo ognuno sulle proprie posizioni non si va da nessuna parte – è il cuore del discorso del candidato premier del Movimento – Renzi stesso ha ammesso che la buona scuola non ha funzionato del tutto e doveva essere migliorata. Io credo che ci potranno essere molte più convergenze di quel che si crede”. Spiega di aver sentito Maurizio Martina “in occasione dell’elezione del presidente della Camera ed è sempre stato un confronto franco. Martina è una persona con cui si può parlare e spero che il Pd si sieda al tavolo”.

Di Maio, dopo il colloquio con il presidente Mattarella aveva formalizzato una proposta a due forze alternative, la Lega e il Pd. Ora, in apertura sul quotidiano di riferimento dello schieramento dem, ribadisce: “Sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”. Tra i dem e il Carroccio, d’altronde il candidato premier dei 5 Stelle sembra avere le idee chiare. Come si fa ad aprire contemporaneamente a due fazioni opposte?, domanda La Repubblica: “Lega e Pd non devono sentirsi sullo stesso piano – la risposta – So di parlare a due forze politiche profondamente diverse”.

Un distinguo Di Maio lo fa anche su Matteo Renzi: “Non ho mai posto veti o parlato di Pd ‘derenzizzato‘ come qualcuno ha scritto. Quello che abbiamo sempre contestato è la linea di totale chiusura decisa dal Pd all’indomani delle elezioni. Oggi il nostro appello sincero a mettere da parte le asperità per il bene del Paese è il segnale che gli italiani ci chiedono per dimostrare che siamo una forza politica all’altezza della situazione complessa nella quale ci troviamo e capace di governare“.

Nell’intesa di governo, invece, resterà fuori Forza Italia. “Berlusconi rappresenta il passato. Poteva cambiare l’Italia e non lo ha fatto”. Ma Berlusconi, Salvini e Meloni andranno uniti alle consultazioni, è l’obiezione. “Salvini sta scegliendo la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell’angolo. E rischia di condannarsi all’irrilevanza”. D’altra parte, tuttavia, c’è un aspetto che Di Maio apprezza di Salvini: “Ha dimostrato di saper mantenere la parola data, ora vediamo se avrà la forza di dimostrare la sua autonomia politica da Berlusconi”.

“Dal punto di vista dell’autocritica sui toni c’è un passo in avanti, è apprezzabile che cambi il tono – il commento del reggente del Pd Maurizio Martina alle parole di Di Maio – ma dal punto di vista delle ambiguità politiche rimangono tutte e per noi sono un fatto. Ribadisco quello che abbiamo detto al Quirinale: la nostra linea è quella. Adesso centrodestra e Cinquestelle devono dire chiaramente al Paese, alle altre forze politiche e al Parlamento cosa intendono fare. Devono esplicitare il loro tentativo di intesa. Noi restiamo fedeli e coerenti all’impostazione data dal primo minuto”. Parole che il leader 5 Stelle interpreta come un’apertura: “Registro come un passo in avanti la dichiarazione del segretario del Pd Martina di stamattina”.

Le gerarchie del Pd si dividono. Al fronte dei dialoganti appartiene Francesco Boccia: “Io ritengo che si debba aprire un dialogo con i 5 Stelle e soprattutto ascoltare le proposte di Di Maio – è l’apertura di credito del candidato dem alla presidenza della Commissione speciale che si occuperà del Def – attraverso le colonne di ‘Repubblica’ mi sembra che oggi lui faccia delle aperture molto interessanti. Ci sono molti punti di contatto che secondo me andrebbero valorizzati”.

Dario Franceschini invita i compagni di partito a fermarsi e a riflettere: “Di fronte alle novità politica dell’intervista di #DiMaio – scrive su Twitterserve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo”. Un invito cui risponde Lorenzo Guerini: “Twitter non mi sembra il luogo ideale per una riflessione unitaria e non affrettata. Io resto all’antica: #circoli #direzione #gruppiparlamentari”.

Oltre all’intervista di Di Maio il quotidiano capitolino pubblica un retroscena secondo cui Renzi sarebbe pronto a sedere al tavolo della trattativa con i 5 Stelle a due condizioni: il M5s deve rivolgersi soltanto al Pd, lasciando cadere il dialogo intavolato con la Lega, e Di Maio deve rinunciare a diventare presidente del Consiglio. Una ricostruzione immediatamente smentita dall’ex premier: si tratta un articolo “completamente privo di fondamento“, si legge in una nota diffusa di buon mattino dall’ufficio stampa.

“Nelle prossime settimane continueremo a leggere tante ricostruzioni sul cambio di linea del Partito Democratico – scrive il vicepresidente della Camera Ettore Rosato in un post su Facebook – questo non accadrà, il nostro essere alternativi a Salvini e Di Maio non è un capriccio di qualche dirigente ma l’essenza del nostro essere partito di governo, ma non per qualsiasi governo”. “Non abbiamo cambiato idea né posizione, rispetto a M5S e consultazioni – commenta il sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi – non esiste né si sta ragionando su alcuna svolta nella trattativa con i 5 Stelle a differenza di quanto riportato da La Repubblica oggi”.

Su Facebook arriva il commento di Matteo Salvini: “Governo Di Maio-Renzi, governo 5Stelle-Pd? Mamma mia….. – scrive il segretario nazionale della Lega – sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo Paese, con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti. Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all’Italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravinciamo“.