“Siamo arrivati a un livello di demagogia e truffa mediatica che per me è francamente insopportabile. Ho un’età che mi rende intollerante rispetto alle prese in giro”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel suo consueto appuntamento settimanale su Lira Tv, commenta la iniziativa di molti leader di partito, che alla prima tornata di consultazioni sono andati al Quirinale senza auto blu. E aggiunge: “Mi ha procurato un un enorme fastidio quella immagine assolutamente demagogica e offensiva dell’intelligenza dei cittadini: tutti a piedi da Mattarella. Hanno fatto pure la salita per arrivare al Quirinale e sono arrivati con la lingua da fuori, per presentarsi come proletari, gente del popolo”. Inevitabile il riferimento al presidente della Camera, il deputato M5s Roberto Fico: “Altri adesso vanno a lavorare coi pullman. Pensate se uno dovesse andare da Roma Termini all’Eur per fare una iniziativa: arrivate dopo 3 giorni. O a Napoli se col pullman dovesse passare su via Marina. Nei paesi avanzati non malati di demagogia” – continua – “ai cittadini interessano i risultati prodotti dai governi, cioè quelli che migliorano i servizi, come la sanità, il trasporto pubblico. Interessa sicuramente anche la moralità pubblica ma la moralità da sola serve per andare in paradiso, altrimenti non ci sarebbe bisogno di governi e forze politiche. Ci faremmo governare dai confessori. Siamo insomma in una fase maledettamente complicata dell’Italia”. De Luca, poi, scherza sulle critiche espresse da molti sulla non eccessiva severità del suo intervistatore e annuncia ironicamente: “Domani andrò a lavorare in bicicletta a Napoli col giubbino. Mi tolgo la cravatta e mi scambio il look con Salvini. Non so se lo farò davvero, non ho più l’età. In realtà, il primo a fare la rivoluzione contro i partiti sono stato io nel ’93, con l’elezione diretta dei sindaci”. E spiega: “Nel mio partito c’era gente che non voleva mi candidassi. Ci fu un grande scontro che si concluse con l’indicazione della mia persona da parte dei vertici provinciali. Ma io pretesi di non mettere simboli di partito. Primo, perché non meritavano rispetto per come si erano comportati. Secondo, per dire: voi mi fate perdere, non mi aiutate, mi danneggiate. Senza fare proclami” – chiosa – “facemmo una scelta di rottura. Mi candidai con i Progressisti per Salerno. Li abbiamo già fatto questi atti di coraggio, forse dobbiamo riprendere un po’ piu’ di liberta’ anche oggi, ma senza demagogia”

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