di Paolo Bagnoli 

Ma è proprio vero come ha sostenuto Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 28 marzo che il “centro” è in declino? A noi non pare; anzi ci sembra tornato con prepotenza alla ribalta con cifre significative. Naturalmente bisogna intendersi su cosa per “centro” si debba intendere poiché in Italia esso non ha significato un luogo collocato tra la sinistra e la destra, ma una vera e propria categoria della politica.

Lo dobbiamo al fatto che nel nostro Paese, per quasi mezzo secolo, la scena politica è stata dominata dalla Democrazia Cristiana che era, appunto, una grande forza politica che si collocava tra destra e sinistra, ma non solo questo. Essa era riuscita in un vero e proprio capolavoro politico nel riunire in sé le istanze sociali e le visioni culturali le più diversificate e di riuscire, in vari modi, a rappresentarle tutte. Era riuscita a essere un partito di popolo; un partito nel quale le classi venivano meno e prevaleva la mediazione permanente nell’aderenza a tutte le pieghe dello Stato che governava con realismo e fermezza facendo del potere dello Stato un fattore del proprio potere riuscendo, così, a rispondere alle più disparate domande della società. La sua conclamata “moderazione” nasceva dalla sintesi politica che riusciva a realizzare; tutto si poteva permettere eccetto dal fare scelte che ne mettessero il discussione il ruolo. Per fare ciò doveva, necessariamente, moderare al proprio interno e presentarsi con un profilo moderato, conciliante tra i diversi interessi e non far sì che qualcuno superasse oltre il dovuto gli altri.

Da qui è nata la categoria del “centro” che è scomparso con la fine della Dc. E poiché la Dc è sempre stata un partito di governo al governo ne è derivata l’idea che, se si vuole governare, bisogna per forza andare al centro. Il tutto si sintetizza nell’espressione, tante volte usata fino all’abuso che “si governa dal centro”. I fatti ci dicono, però, che così non è. Dopo Tangentopoli, essendo cambiato dalle fondamenta tutto lo scenario politico, tale ragionamento non ha più senso poiché la questione del governo non coincide più con quella del “centro”. Certo che del termine se ne è fatto e se ne continua a fare largo uso: centrosinistra – talora con il trattino – centrodestra, centro in assoluto, non solo per giustificare formule che hanno tutte fallito, ma soprattutto per indirizzare dei messaggi tranquillizzanti di moderazione, di testimonianza, di affidamento; l’uso del termine ”centro”, insomma, doveva  qualificare un’affidabilità nel governo del Paese. Una grande rappresentazione e nient’altro, ma anche questa, come tutti gli spettacoli, prima o poi finisce e ne inizia un’altra…

Forza Italia è nata come sublimazione dell’idea di “centro” per non far cadere l’Italia in mano alla sinistra e ai comunisti (sic!) in particolare. Oggi il partito di Silvio Berlusconi è in decadenza, ma per tanti anni esso è stato il soggetto principe della politica italiana rappresentando un centro radicale, ottuso e senza cultura di governo. “Centro” sicuramente, ma tutt’altro rispetto a quello, irripetibile peraltro, che era la Democrazia Cristiana. Forza Italia è stata una forza politicamente equivoca, fatta di tante diverse sensibilità, ma prevalentemente dominata da un sentire di destra pur occupando il centro in alleanza di governo con una “destra” addirittura di provenienza fascista, non vergognosa di definirsi per quello che era.

Dalle considerazioni di Panebianco sembra di capire che il declino del centro sia dovuto a quello di Forza Italia. Non è così poiché oggi il vero centro sono i 5Stelle, una forza di radicalità rabbiosa e priva di cultura politica – almeno che non si scambino i discorsi del capo politico Luigi Di Maio come espressione di pensieri compiuti e con qualche briciolo di cifra identitaria – che ha raccolto ampi consensi in tutti i ceti parlando il linguaggio della demagogia… D’altro canto è stato lo stesso Beppe Grillo a dire che nei 5Stelle c’è tutto e il contrario di tutto; non lo ha detto proprio così, ma ha cercato di dipingere lo sfrangiato pluralismo ispirativo che permette a tutti di riconoscervisi a prescindere dalle posizioni ideologiche praticate prima. La sostanza, però, è questa: tutto e il contrario di tutto. Questo oggi è il “centro” del nostro squinternato sistema politico.

Non c’è, quindi, declino del centro, ma di Forza Italia che non esprimendo più nulla se non un Silvio Berlusconi, che fa il remake di se stesso di qualche decennio fa, è risucchiata dalla nuova destra di Matteo Salvini; una destra che sarà sempre più destra considerato che la Lega è oramai un partito nazionale e non a preminente insediamento territoriale nel Nord come lo era quella di Umberto Bossi e di Roberto Maroni. E che i 5Stelle siano il nuovo centro lo dimostrano i tentativi del suo capo di praticare la cosiddetta politica dei due forni lanciando continui ami verso il Partito democratico.

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