C’è chi la definisce frivola, costosa, superficiale. Chi si limita ad accostarla alle passerelle, quanto di più lontano ci sia dalla vita quotidiana. Eppure la moda ha in sé un potere salvifico che spesso viene sottovalutato. L’organizzazione no profit Dress For Success, di origini statunitensi, ne ha intuito la portata e dal 1997 porta avanti una missione: restituire fiducia alle donne che hanno perso lavoro, anche attraverso gli abiti.

In che modo? “L’idea di partenza è quella di regalare l’outfit per il colloquio di lavoro, perché bastano pochi secondi per fare buona impressione”, racconta Francesca Jones, 31 anni e un passato lavorativo nel settore no-profit, direttrice e fondatrice della prima sede italiana, che ha aperto a Roma. Ma se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, la cosa più importante resta sentirsi bene nei propri panni: “Ovviamente non per forza servono tacchi o tailleur – sottolinea -, il nostro scopo è quello di aiutare le donne a trovare abiti che possano rinforzare la loro consapevolezza e la loro autostima”.

La moda, però, è solo la ciliegina sulla torta: “Generalmente le persone che si rivolgono a noi sono signore di 40/50 anni che hanno perso il lavoro e faticano a ritrovare il loro posto nel mondo, anche per colpa di una società troppo individualista – ammette -, per questo abbiamo messo su un Career Centre in cui le seguiamo in tutti gli step, dalla stesura di un curriculum efficace alla simulazione di un colloquio di lavoro, passando per corsi di formazione e sostegno psicologico con professionisti del mestiere”. Una sfida non da poco e che richiede un team all’altezza: “Fin da subito ho capito che era importante fare rete e per fortuna ho trovato delle persone entusiaste di sposare questo progetto”, sottolinea.

Tra loro Rosalba Saltarelli, oggi vicepresidente dell’associazione e responsabile del Career Centre: “Mi occupo di attività di volontariato da quindici anni e quando Francesca mi ha parlato di questa idea ho avuto un’illuminazione”, racconta. Così, quando nell’estate del 2017 hanno ottenuto il via libera dagli Stati Uniti, si sono buttate a capofitto nel progetto: “Avevamo pochi mesi per trovare una sede, formare i volontari e allestire la boutique”, spiegano. Grazie anche al sostegno del MoVI (Movimento di Volontariato Italiano), che ha offerto loro uno spazio e un sostegno per tutte queste attività, ce l’hanno fatta e ora possono guardare al futuro con positività: “Si è creata una rete di solidarietà incredibile, dalle aziende che ci hanno regalato abiti nuovi ai tanti professionisti e centri d’impiego che hanno deciso di sostenerci in quest’impresa”, racconta Francesca.

Anche Rosalba all’inizio è rimasta sorpresa: “Siamo state travolte dall’ondata di entusiasmo delle donne che ci hanno già contattato – dice -, mi aspettavo di accogliere perlopiù persone con gravissime difficoltà, mentre sono arrivate tante signore con una lunga storia lavorativa alle spalle, che improvvisamente sono state tagliate fuori dal sistema”. L’obiettivo è quello di aiutarle a ritrovare una collocazione su misura per loro: “Cerchiamo di mettere in risalto le loro competenze e le loro passioni, in modo da prospettare un nuovo e ampio ventaglio di possibilità – aggiunge Rosalba -, già seguendo quattro/cinque step fondamentali riescono a individuare il loro obiettivo e a lavorare per raggiungerlo”. Un susseguirsi di nuovi inizi e di rinascite: “È bellissimo vederle cambiare pelle, pur restando le stesse – conclude –, e leggere nei loro occhi che non si sentono più sole”.

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