“Il nostro primo interlocutore è il Partito democratico. Poi la Lega senza Berlusconi”. Quando mancano meno di 24 ore all’inizio delle consultazioni del Colle in vista del governo, la prima mossa pubblica è di Luigi Di Maio. Intervistato su La7 a “Di Martedì” infatti, ha deciso di esporre il piano che presenterà al presidente della Repubblica, ma soprattutto ha detto per la prima volta che la priorità di dialogo è con il Partito democratico. E solo in un secondo momento si valuterà il Carroccio di Matteo Salvini, ma a patto che molli il leader di Forza Italia. Una posizione, quella di Di Maio, che successivamente alcune fonti interne al M5s hanno cercato di correggere con le agenzie di stampa, sottolineando che nel dialogo per un eventuale governo Lega e Pd sono alla pari per i 5 stelle.

L’idea del Capo politico M5s, che poco prima aveva discusso in assemblea congiunta con i suoi parlamentari, è tuttavia quella di partire da un “contratto”: “Sappiamo”, ha detto, “che non ci sono numeri perché una forza politica governi da sola e dobbiamo essere concreti: io voglio proporre ai miei interlocutori un contratto di governo come in Germania. Mettiamoci attorno a un tavolo, decidiamo le cose da fare”. Nel contratto, secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbero tra le altre cose: reddito di cittadinanza, legge anticorruzione e conflitto di interessi. I primi interlocutori per Di Maio sono appunto a sinistra: “Io mi rivolgo al Pd che ora deve scegliere se seguire la linea di Renzi che, pur di fare dispetto a me e al M5s, fa un dispetto al Paese. Una linea irresponsabile. Io mi rivolgo al Pd che in questo momento non ha più come segretario Matteo Renzi, ma Martina con cui abbiamo interloquito più volte in questi giorni”. Per i 5 Stelle, ha ribadito, il “primo interlocutore è Martina e il Pd in cui ci sono personalità che hanno lavorato bene come lo stesso Martina, Minniti, anche Franceschini”. In un secondo momento quindi si valuterà l’accordo con la Lega: “L’altro nostro interlocutore” dopo il Pd “è la Lega, ma la Lega deve scegliere. Salvini deve scegliere tra la rivoluzione e la restaurazione, se mollare Berlusconi e cominciare a cambiare l’Italia o restare attaccato a Berlusconi e non cambiare nulla”. Di Maio ha quindi concluso dicendo che “non intende deludere gli italiani”: “Siamo di fronte a un’occasione storica”.

Le parole del leader M5s sono destinate a smuovere le acque, dopo che da giorni la situazione è quella dello stallo. I partiti hanno incassato però restando ancora arroccati sulle loro posizioni. L’unico che ha lasciato aperto qualche spiraglio di dialogo è stato Matteo Salvini, anche se ha ribadito che per il momento non intende spaccare la coalizione: “Noi mai con il Pd. Si riparte dal centrodestra, dialogando anche con i 5 stelle ma senza subire veti o imposizioni”. Si è arrabbiato naturalmente molto di più Silvio Berlusconi: “Chi si crede di essere?”, ha commentato con i suoi. Anche se per ora la coalizione regge, il leader di Forza Italia teme segretamente che gli alleati possano mollarlo ad un certo punto, come già avvenuto in occasione dell’elezione dei presidenti delle Camere. Il Pd sull’altro fronte continua a essere spaccato al suo interno e finché non ci sarà una nuova assemblea (dovrebbe essere convocata prima di fine aprile), difficilmente si cambierà la linea dell’opposizione a tutti i costi. Su Twitter è intervenuto il segretario reggente Maurizio Martina: “Non non ci prestiamo a questi giochetti. Chi tenta di dividere il Pd non ci riuscirà”. Tra i primi a reagire ad esempio c’è stato il renzianissimo Andrea Marcucci: “Proposta irricevibile”. Posizione ribadita dal vicepresidente di Montecitorio Ettore Rosato: “Il M5s non vuole davvero il nostro sostegno”.

M5s, Di Maio: “Proporremo un contratto di governo come si fa in Germania”
Il piano che il Capo politico del Movimento 5 stelle intende presentare a Sergio Mattarella è stato illustrato prima nel corso dellassemblea congiunta dei parlamentari. “Faremo”, ha detto Di Maio ai suoi riuniti a Montecitorio, “ciò che abbiamo detto in campagna elettorale. Proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, ovvero si fa ciò che c’è scritto, quello che non c’è scritto non si fa”. Una posizione che ha ribadito poi intervistato a “Di martedì” su La7. Il veto indiscutibile rimane quello sull’ex Cavaliere, con cui il M5s non intende sedersi al tavolo. Ma pure sull’ex segretario dem Matteo Renzi. “Abbiamo mantenuto la parola sulle Camere”, ha precisato con i suoi, “e vogliamo raggiungere il risultato, ma non siamo pronti a farlo a qualsiasi costo”. Di Maio ha quindi parlato della scarsa compattezza della coalizione di centrodestra, evidenziando come in realtà si siano presentati al voto con tre programmi e tre candidati presidenti del Consiglio differenti. Proprio aver giocato su questa spaccatura interna, è stato il ragionamento di Di Maio, ha permesso di riuscire ad avere la presidenza della Camera (dove è stato eletto Roberto Fico). Quindi ai suoi ha assicurato: “A Berlusconi non rispondo nemmeno se mi chiama da numero anonimo”.

Il Capo politico M5s poco dopo è intervenuto a Di Martedì su La7: “Siamo a tanto così dal cambiare tutto”, ha detto, “abbiamo un’occasione storica a portata di mano. Sento la responsabilità di non deludere le aspettative degli italiani che sono altissime ma abbiamo la possibilità di farcela”. Sull’eventualità di avere altri presidenti del Consiglio ha detto: “Le forze politiche non possono tradire la volontà popolare: persone come Cottarelli, Cantone o Severino con tutto il rispetto sono persone che non hanno preso un voto. In questi giorni sento tanti nomi che hanno preso zero nomi ma l’unico che si esclude è il mio che ho preso 11 milioni di voti”. Di Maio ha anche ribadito che, se si dovesse tornare al voto, chi ci guadagnerebbe sarebbe il Movimento: “Se non ci dovessero essere le condizioni per formare un governo, e io non lo spero, si torna al voto e sono sicuro che gli italiani voteranno in un ballottaggio tra noi e forse Salvini e si deciderà chi dovrà andare al governo. Ma siamo gli unici in questo momento che hanno un vantaggio ad andare votare”.

Salvini: “Noi mai con i dem. Dialogo sì, ma senza veti”
Tra i primi interlocutori possibili a rispondere, c’è stato il leader del Carroccio Matteo Salvini. Che pur ribadendo la disponibilità al dialogo, ha anche detto di non voler mollare i suoi alleati: “A differenza dei 5 Stelle”, ha detto, “la Lega esclude qualsiasi alleanza di governo col Pd bocciato dagli italiani. La coalizione che ha preso più voti è quella di centrodestra e da questa si riparte, dialogando anche con i 5 Stelle ma senza subire veti o imposizioni”. Un avvertimento che però stride ad esempio con uno degli scenari ipotizzati dai berlusconiani, ovvero quello di aprire a una parte del Partito democratico. Quindi Salvini, sempre su Facebook, ha spiegato cosa dirà al presidente della Repubblica: “Col Presidente Mattarella parleremo di progetti, di lavoro, pensioni e sicurezza, pronti a governare ma senza escludere di tornare a votare in mancanza di accordi chiari, che ci permettano di far ripartire l’Italia. Non vedo l’ora di passare dalle parole ai fatti, saremo ragionevoli e concreti come in queste settimane, ma se ci accorgessimo che qualcuno vuole tirare a campare, noi diremo No”.

Pd: “Non siamo disponibili”
Nessun segnale di apertura invece dai democratici che continuano a essere spaccati tra chi sarebbe disposto a un confronto e chi invece continua ad arroccarsi sull’idea dell’Aventino a tutti i costi. Dopo le ultime dichiarazioni di Di Maio, il primo a intervenire è stato il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci: “Il Pd”, ha dichiarato, “coerentemente con le decisioni assunte in direzione, dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier. La proposta del leader 5 stelle è ovviamente irricevibile”. Duro anche il vicepresidente della Camera Ettore Rosato: “Il M5s non ci ha mai cercato”, ha dichiarato a Porta a porta. “Io comunque non avrei cambiato idea, ma l’unico passo politico è stata una lettera in cui dicevano ‘avete distrutto il Paesè. Non hanno bisogno del nostro sostegno ma di lavarsi la coscienza”. La trincea costruita dai renziani attono alla linea di opposizione, a poche ore dal via delle consultazioni, quindi sembra reggere. La delegazione dem (Maurizio Martina, Matteo Orfini e i capigruppo Marcucci e Graziano Delrio) “ha un mandato chiaro”, sempre per usare le parole del presidente dei dem a palazzo Madama. Lo stesso segretario reggente Maurizio Martina, che ha avviato un paziente giro di contatti con tutti i big, oggi lo ha ribadito: “Abbiamo un impegno sancito unitariamente alla Direzione: il riconoscimento del voto del 4 marzo quando la volontà popolare si è espressa molto chiaramente”. Ma il Pd resta un partito in ebollizione, dove ogni minima discussione rischia di sfociare in polemica. Il pensiero è sempre a quel ‘governo di tutti’ che potrebbe fare proseliti al Nazareno e che non entusiasma i renziani. Intanto, il Pd discute anche sull’Assemblea, che i renziani avrebbero preferito spostare più in avanti possibile, anche dopo il prossimo voto amministrativo di giugno. “La convocazione dovrebbe arrivare a breve, c’è l’idea di tenerla entro aprile, anche perché ci sono delle indicazioni statutarie da seguire”, ha annunciato stamattina Martina anticipando tutti. Per l’ufficialità bisognerà attendere la lettera di convocazione firmata dal presidente Matteo Orfini, che dovrebbe partire il 4 aprile, ma per la data si parla sempre del 21-22. In quella sede, dove per ora i renziani hanno dalla loro i numeri, si potrebbe aprire la discussione sulla linea del partito.

Berlusconi: “Ma chi si crede di essere Di Maio?”
Gelo naturalmente dal fronte di Forza Italia. “Nessun veto”, ha detto con i suoi secondo quanto ricostruito dall’agenzia Adnkronos Luigi Di Maio. “Io sono e resto il leader di Fi, devono parlare anche con me. Devono fare i conti anche con me…”. Intanto i suoi fedelissimi hanno fatto sapere che non accetteranno “nessun veto”. Per ora regge ancora l’asse con Matteo Salvini ma la corda si può sempre spezzare da un momento all’altro. L’ex premier non vuole forzature, né ha preclusioni particolari, ma, riferiscono fonti azzurre, “non può consentire ai cinque stelle di picchiare duro così”. Il leader forzista è pronto a tutto pur di non tornare al voto perché, è il suo ragionamento, “il Paese non può permettersi nuove elezioni, ha bisogno di stabilità, serve senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche”. L’ex Cavaliere, dice l’Adnkronos, cita proprio l’elezione dell’azzurra Elisabetta Casellati alla presidenza del Senato come metodo da seguire anche per la partita più grande, quella governativa. Giovedì mattina il Cav salirà al Colle per le consultazioni e a Sergio Mattarella spiegherà che pur rivendicando autonomia di Fi rispetto agli alleati Lega e Fdi, Matteo Salvini, in veste di candidato premier della prima coalizione, ha il diritto-dovere di provare a formare un governo per conto del centrodestra. Il concetto è sempre lo stesso: “essendo Fi-Lega-Fdi la prima coalizione, il premier va espresso dal centrodestra”. Quindi, Salvini vada avanti. Berlusconi, riferiscono fonti azzurre, sempre d’intesa con la Lega, sarebbe disposto a dare il suo appoggio anche un governo con un premier ‘terzo’ (senza Salvini e Luigi Di Maio), ma gli andrebbe bene, naturalmente, pure un cosidetto governo del presidente con due tre priorità da realizzare. E’ chiaro, raccontano le stesse fonti, che nella futura squadra governativa ci deve essere anche qualche ‘spruzzata’ di azzurro. Tradotto, la presenza di ministri di Fi, anche d’area, non connotati politicamente, deve essere garantita. Così come i cinque stelle non possono mica pensare di escludere il leader forzista dal tavolo delle trattative.

Linea ribadita anche dai suoi in Parlamento. “Di Maio”, ha detto la capogruppo azzurra alla Camera Maria Stella Gelmini, “dimostra scarsissima cultura istituzionale perché Berlusconi non ha bisogno di legittimazioni da lui essendo stato in questi anni votato da milioni e milioni di cittadini. Siamo noi indisponibili a fare un governo con chi dimostra di non aver compreso il ruolo che gli elettori gli hanno attribuito”. Stessa linea della vicepresidente Fi a Montecitorio Mara Carfagna che ha ribadito la compattezza della coalizione: “Forza Italia rappresenta quasi 5 milioni di elettori ed è il cuore della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni. Non sarà Di Maio a dividere ciò che gli elettori hanno unito. Diciamo ‘no’ a veti e a egoismi che rappresentano un infantilismo politico. Qualunque soluzione di governo che escluda Forza Italia o il centrodestra rappresenterebbe un tentativo di calpestare la volontà democratica e sarebbe inaccettabile perché ignorerebbe la volontà di qualche milione di elettori. I veti del M5s sono inaccettabili”.

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