Una norma da quattordici parole abolisce le soprintendenze per i beni culturali e ambientali. È quella contenuta nella legge finanziaria della Regione Siciliana. Il governo di Nello Musumeci punta a ottenere il via libera entro il 31 marzo, data in cui scade l’esercizio provvisorio di bilancio. Obiettivo ambizioso e difficile da raggiungere. Probabile dunque che l’esercizio provvisorio venga prorogato ulteriormente. Di sicuro al momento c’è solo che nella bozza della legge di bilancio è contenuta anche quella norma cancella soprintendenze. Dall’assessorato ai Beni Culturali, quello guidato da Vittorio Sgarbi, fanno sapere che si tratta “un mero errore materiale”. Per il momento, però, a pagina 10 della manovra il comma numero 4 dell’articolo 14 recita testualmente: “Sono abrogati dagli articoli 8 a 13 della legge regionale 1 agosto 1977 n.80“. 

La legge abrogata – Quale è la legge regionale numero 80 del 1977? Proprio quella che istituiva le Soprintendenze come “organi periferici dell’Assessorato regionale dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione. Esse sostituiscono, a tutti gli effetti, le Soprintendenze trasferite alla Regione ai sensi dei decreti del Presidente della Repubblica 300 agosto 1975″.  Gli altri articoli abrogati, invece, stabilivano le funzioni delle Soprintendenze. L’articolo 12, per esempio, disciplinava come ogni organismo dovesse articolarsi in “sezioni tecnico-scientifiche in relazione alle caratteristiche ed alla natura dei beni e comunque deve prevedere le seguenti sezioni: archeologica; architettonico-urbanistica; storico-artistica; ambientale; bibliografica“. L’articolo 13, invece, spiegava che le soprindendenze “provvedono al censimento, all’inventario, alla catalogazione, alla ricerca scientifica e al restauro dei beni culturali ed alla formazione delle carte archeologiche della relativa circoscrizione”. E poi “rilasciano permessi di esportazione e di importazione dei beni culturali”. Ma soprattutto “esercitano la tutela e la vigilanza sui beni culturali ed ambientali nel territorio di competenza e ne promuovono la ricerca e la valorizzazione”.

Opposizioni all’attacco: “Governo di incompententi” – Insomma secondo la bozza della finanziaria in Sicilia gli organi che dovrebbero tutelare e e valorizzare i beni culturali e paesaggistici sarebbero da abolire in toto. Le opposizioni del governo di centrodestra, dunque, hanno gioco facile ad andare all’attacco.  “Il governo Musumeci è composto da giuristi sopraffini e lo dimostra il fatto che hanno inserito in finanziaria un articolo che cancella le sopraintendenze dei Beni Culturali in Sicilia. Registriamo che l’illustre critico d’arte Vittorio Sgarbi non si è nemmeno accorto di quanto stesse avvenendo nei propri uffici perché troppo impegnato a lanciare strali contro i grillini. Per mesi hanno apostrofato il Movimento 5 Stelle come un movimento composto da geometri e ignoranti, salvo poi alla prima uscita, dimostrare di essere loro i primi incompetenti“, dice Luigi Sunseri, deputato regionale del M5s e componente della commissione Bilancio all’Assemblea regionale siciliana. Attacca l’intera legge, invece, Claudio Fava, ex candidato governatore e ora consigliere regionale. “Una finanziaria che non risponde alle esigenze della Sicilia, tutta piegata alla spesa corrente e senza uno sguardo allo sviluppo”, dice l’ex vicepresidente della commissione Antimafia. “La vicenda della abolizione delle Soprintendenza, causata da un refuso – aggiunge – dimostra chiaramente la scarsa attenzione su uno degli asset strategici dell’isola”.

L’assessorato: “Un refuso”. Ma Sgarbi: “Aboliamole davvero” – A spiegare quello che è successo è Sergio Gelardi, capo di gabinetto dell’assessorato ai Beni Culturali: “Si tratta solo di un refuso nella scrittura della norma: è stata citata la legge 80 del ’77 anziché la 116 del 1980, due leggi che fanno da riferimento per il settore. Nessuno ha mai pensato di abolire le soprintendenze, sarebbe stato eversivo, è stato un errore. Abbiamo già concordato con l’assessore Sgarbi un emendamento per correggere il refuso”. Il diretto interessato, cioè Sgarbi, ne approfitta però per lanciare l’ennesima provocazione. “Si potrebbe approfittare di questo refuso per procedere a una ripartizione di settore, a una riforma adeguata. Ma le soprintendenze sono fatte con i piedi. Per una volta la Sicilia potrebbe essere d’esempio per l’Italia”, dice l’assessore dimissionario. Che, ironia della sorte, è condannato per  truffa e falso ai danni dello Stato, proprio perché non si recava al lavoro nel suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia. E che adesso guida l’assessorato che per un refuso rischiava di eliminare in pochi secondi tutte le soprintendenze dell’isola.

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