Una cosa voglio subito chiarirla: accostare la gioia radiosa di Chiara Ferragni e la gelida fine di Beauty, nigeriana abbandonata dalla gendarmeria francese alla stazione di Bardonecchia nonostante gravidanza avanzata e malattia terminale, mi fa orrore.

Non ci sono colpe per una vita gonfia di fortune, non c’è stata fortuna per una donna gonfia di vita. Sono storie semplicemente distanti che non c’entrano tra loro ma c’entrano con noi perché dicono chi siamo, oggi.

Parlano di me, che nelle prime righe di questo post non ho sentito l’esigenza di specificare chi fosse Chiara Ferragni mentre ho inserito un lungo inciso per chiarire di Beauty.

Parlano di noi e ci dicono di un’Italia che fa di tutto per abbruttirsi.

Faccio un discorso qualunquista che però a me pare innegabile: centinaia di critiche alla Ferragni, silenzio distratto per Beauty. E l’umanità?

Siamo tutti figli di una madre, eppure sembra così difficile sorridere, semplicemente sorridere, per i primi passi di una nuova famiglia che liberamente sceglie come viversi. Esaltazione, commenti, sarcasmo, insulti: basterebbero delle congratulazioni, come per chiunque.

Siamo tutti figli di una madre, eppure poco ci interessa una donna morta nella maniera peggiore: distante da casa, respinta, malata, spenta appena prima di poter sentire la pelle di suo figlio.

Un Paese civile direbbe “auguri Chiara, mai più Beauty”. Invece diciamo di tutto alla Ferragni, moniti saccenti su come dovrebbe comportarsi una giovane madre mentre ci dimentichiamo di una giovane madre.

A me quest’Italia sembra povera: brucia di invidia verso chi ha di più, resta sospettosa verso chi ha di meno. Un Paese con tanta rabbia e poco cuore: cosa ci è successo?

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