Il prossimo 17 aprile un giudice potrebbe decidere di “archiviare” le indagini relative all’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi in Somalia il 20 marzo del 1994. Da allora una lunga catena di omissioni, depistaggi, bugie, come ha riconosciuto la Corte d’appello di Perugia nel liberare Hashi Omar Hassan, costretto in galera per anni, condannato per un delitto mai commesso.

La madre di Ilaria, Luciana, donna coraggiosa e tenace, non ha mai smesso di lottare per arrivare alla verità e alla giustizia.

“Non mi interessa avere un capro espiatorio, voglio conoscere la verità e soprattutto voglio che siano indicati i nomi dei depistatori e ricostruita la catena delle responsabilità”. Queste le parole di Luciana che ha deciso di non parlare più sino al giorno della possibile ultima udienza, poi dirà la sua e lo farà in modo puntuale senza usare perifrasi o protettivi verbi al condizionale.
Per queste ragioni quel 17 aprile ci ritroveremo in tanti con Lei, non solo per farle sentire la solidarietà, ma anche per far capire che la sua richiesta è anche la nostra, perché la storia della repubblica è già costellata da troppi “Buchi neri”.

Comunque andrà, noi continueremo a ripetere #noinonarchiviamo #IlariaeMiran, e percorreremo ogni strada utile compresa quella che porta alla Corte europea.

Nel frattempo, su proposta del comitato di redazione del tg3, della federazione della stampa, dell’Usigrai, di Articolo 21, di Libera, della Lega Ambiente, rilanceremo la proposta di istituire una nuova commissione parlamentare di inchiesta.

All’appello hanno già risposto positivamente parlamentari del Movimento 5 Stelle, del Partito democratico, di Liberi e Uguali. Questa convergenza, nel nome di Ilaria e di Miran, può essere la premessa di una civile alleanza in nome della dignità umana. Oggi per Ilaria e per Miran, e domani, speriamo, per Stefano Cucchi, Giulio Regeni e per chi ancora attende verità e giustizia.

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