Sono passati quasi dieci anni dall’estate 2008, quella dei coca-party in Sardegna e delle feste con escort nelle residenze di Silvio Berlusconi e la Cassazione ha confermato le condanne nei confronti di Gianpaolo Tarantini, accusato di cessione di droga, e di Massimiliano Verdoscia e Alessandro Mannarini, che rispondevano per la cessione e il trasporto di sostanze stupefacenti. I giudici della Suprema Corte hanno rigettato i ricorsi degli imputati rendendo definitive la condanna a un anno e 8 mesi di reclusione per Tarantini e a 4 anni e 4 mesi per gli altri due. Nell’ambito di questa vicenda hanno patteggiato nel corso degli anni i due fornitori dello stupefacente, gli spacciatori baresi Onofrio Spilotros (un anno e 8 mesi di reclusione) e Nico De Palma (3 anni di reclusione).

I TRE IMPUTATI POTRANNO EVITARE IL CARCERE – Con le condanne diventate definitive le pene andranno in esecuzione ma tutti e tre gli imputati potranno evitare il carcere. Questo grazie a una recente sentenza della Corte Costituzionale che estende dai tre ai quattro anni il limite di condanna per ottenere la sospensione dell’ordine di carcerazione e chiedere una misura alternativa. Tarantini sta scontando una condanna definitiva a 2 anni e 11 mesi per la bancarotta fraudolenta della Tecno Hospital, l’azienda di famiglia, con l’affidamento ai servizi sociali. Sommando a questa pena la nuova di 20 mesi (di cui 8 già scontati) Tarantini non supera comunque il limite massimo previsto per ottenere la misura alternativa. Anche Mannarini e Verdoscia, che avevano già trascorso circa 6 mesi tra carcere e domiciliari, potranno scontare la pena residua fuori dal carcere.

IL PROCESSO ESCORT – Altra storia è quello del processo di secondo grado sul caso delle escort portate nelle dimore dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A febbraio la III sezione della Corte di Appello di Bari ha accolto l’istanza presentata dai difensori e sospeso il processo, rinviando gli atti alla Consulta affinché, a 60 anni dall’approvazione della legge Merlin, stabilisca se sia ancora oggi costituzionale punire chi recluta donne che volontariamente si prostituiscono. I giudici dell’appello, infatti, hanno ritenuto non manifestamente infondata e rilevante ai fini del processo la presunta illegittimità costituzionale della legge nella parte in cui prevede come reato il reclutamento ai fini della prostituzione anche quando si tratta di escort che scelgono liberamente e volontariamente di prostituirsi. Nel processo sono imputati per il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione quattro persone: oltre all’imprenditore barese Tarantini, che portò nelle residenze dell’ex cavaliere 26 giovani donne ed escort, Sabina Began, ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani, Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone, entrambi amici di Tarantini.

Per quanto riguarda la posizione dell’ex Cavaliere lo scorso 26 gennaio il gup Rosa Anna Depalo ha accolto l’istanza di rinvio presentata dal difensore dell’ex presidente del Consiglio, l’avvocato Francesco Paolo Sisto, concedendo che il Tribunale di Bari decidesse dopo il voto del 4 marzo sul rinvio a giudizio. Prossima udienza 11 maggio per le repliche dell’accusa. Berlusconi e Valter Lavitola, ex direttore de L’Avanti, rischiano un processo per induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. L’ex premier, secondo la Procura di Bari, per il tramite di Lavitola, avrebbe pagato Tarantini perché mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier fra il 2008 e il 2009.

Articolo Precedente

Decreto Popolari, il gip chiede un supplemento di indagini sul broker di De Benedetti per insider trading

next
Articolo Successivo

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, continueremo a ripetere: #noinonarchiviamo

next