Pensavano di poter creare l’unica azienda italiana capace di competere con le Big tobacco, le multinazionali delle sigarette. Avevano sfidato lo Stato e i Monopoli. Oggi i fratelli Carlo e Giampaolo Messina, insieme ad altri cinque tra funzionari e dipendenti della loro Yesmoke, sono stati condannati. Lo ha stabilito la quarta sezione penale del tribunale di Torino dopo un processo durato quasi due anni. Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando e al falso documentale. Carlo Messina, amministratore insieme al fratello maggiore Giampaolo, è stato ritenuto l’ideatore del meccanismo ed è stato condannato a sei anni di carcere, come da richiesta della procura. Più lieve invece la pena del fratello: due anni e sette mesi, perché ritenuto mero partecipante dell’organizzazione. Due anni sono andati a Paolo Arpellino, procuratore della Yesmoke. Più lievi le condanne per il responsabile delle vendite Oscar Sandro Parisi (un anno sei mesi e dieci giorni) e le segretarie Barbara Graziani, Stefania Barison e Lucia Morena Calì.

Secondo l’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio, gli imputati avevano simulato le esportazioni di sigarette prodotte nello stabilimento di Settimo Torinese in Stati al di fuori dell’Unione europea, così da usufruire della sospensione del pagamento delle accise sulle sigarette. Una volta arrivate in Ucraina, Moldavia, Serbia e Kosovo i carichi andavano a società “in realtà inesistenti”. “Nella realtà la merce usciva dal proprio deposito e si perdeva nel nulla, piazzata presso acquirenti, buona parte dei quali rimasti ignoti e nei confronti dei quali la vendita non era gravata dalla accisa”, sintetizzava il gip Roberta Vicini che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare con cui il 17 novembre 2014 i fratelli Messina furono arrestati in carcere. Secondo il gip, il contrabbando era “oggetto sociale parallelo a quello legalmente dichiarato” della società, una realtà diversa da quella di produttori che – con i mezzi della legge – cercavano di scalfire il mercato delle grandi multinazionali del tabacco.

Il tribunale ha anche ordinato confische per più di 155 milioni di euro nei confronti dei fratelli e ha deciso che gli imputati dovranno risarcire provvisionali immediatamente esecutive (risarcimenti per i quali non è necessario aspettare l’esito di un processo civile) per un valore di circa 120 milioni di euro all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e poco più di 36 milioni all’Agenzia delle Entrate.

I fratelli Messina hanno accolto con serenità la sentenza: “Non siamo preoccupati, aspettiamo fiduciosi l’appello”, ha detto Carlo, convinto di essere stato vittima di un sistema. “Siamo finiti così perché ci sono in gioco grossi interessi nella fiscalità del tabacco – ha aggiunto – noi avevamo ottenuto dalla Corte europea di giustizia due condanne allo Stato italiano per le accise sulle sigarette, condanne che non sono più state rispettate dopo il nostro arresto”.

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