Una fonte di Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa in un attentato a Malta nell’ottobre scorso, si è consegnata alla polizia di Atene. La donna si chiama Maria Efimova e – secondo il Times of Malta e l’agenzia di stampa Adnkoronos – ha detto di temere per la sua vita. Secondo l’edizione online di Repubblica, invece, Efimova è in stato di fermo, inseguita da un mandato internazionale di arresto della giustizia maltese per un’accusa di appropriazione indebita pari ad appena duemila euro.

Di sicuro c’è solo che la donna lavorava alla Pilatus Bank e aveva rivelato a Caruana Galizia di traffici illeciti in denaro fra i governanti dell’Azerbagian e di Malta. Soldi poi spostati a Dubai e quindi a una serie di conti intestati a società di Panama. Una di quelle società – la Engrand – per Caruana Galizia era riconducibile a Michelle Muscat, moglie del premier maltese Josephs Muscat.

Dopo la morte della giornalista, uccisa da un’autobomba, le autorità maltesi avevano emesso un mandato di cattura nei confronti della Efimova, che non si era presentata in tribunale, dove era imputata di false accuse contro la polizia. Deputati del parlamento europeo la descrivono come “un importante testimone per le indagini su corruzione e riciclaggio di denaro a Malta” e chiedono alle autorità greche di fornirle protezione.

Nel dicembre del 2017, infatti, la donna ha deposto di fronte alla Commissione del parlamento europeo incaricata di verificare il rispetto delle regole proprie dello Stato di diritto a Malta. In quel periodo ha anche alla Banca centrale europea quelle che sarebbero le prove della violazione delle norme antiriciclaggio da parte della Pilatus Bank

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