Marco Biagi non pedala più” e “Onore a Mario Galesi“, uno dei suoi assassini. Sono solo due delle scritte offensive trovate sui muri dell’Università di Modena, facoltà di Economia, nel giorno del sedicesimo anniversario dell’uccisione del giuslavorista. Un commando delle Nuove Br lo aspettò sotto casa il 19 marzo del 2002 e lo ammazzò a colpi di pistola. Galesi fu tra gli ideatori del suo omicidio e di quello di Massimo D’Antona nel 1999 e fece parte del gruppo di sedicenti emuli delle Brigate rosse che lo uccise. Sul muro dell’Ateneo si leggono anche le scritte ‘1000 Biagi‘ e ‘Onore ai compagni combattenti‘. Galesi è morto nel 2003, dopo essere stato ferito dalle forze dell’ordine durante il controllo che ha portato all’arresto di Nadia Desdemona Lioce, ora all’ergastolo per gli omicidi D’Antona e Biagi così come i brigatisti Roberto Morandi, Diana Blefari Melazzi e Marco Mezzasalma. Simone Boccaccini è stato invece condannato a a 21 anni di reclusione.

“Questa la ragione del perché ricordare Marco Biagi. Non uno stanco rituale ma una battaglia di verità. Una morte assurda e ingiusta, maturata in un clima di odio e intolleranza che purtroppo non è scomparso”, scrive su Twitter – allegando le foto delle scritte sul muro dell’università – il giuslavorista Michele Tiraboschi, assistente di Biagi quando insegnava e suo erede professionale. Lo scorso anno, parlando con ilfattoquotidiano.it, Tiraboschi ricordò che la cosiddetta legge Biagi, la riforma del lavoro varata dal governo Berlusconi un anno dopo la sua morte, è “monca” perché “non ha recepito una parte fondamentale della proposta di Biagi. Quella che introduceva strumenti di monitoraggio rigorosi e condivisi non solo da Inps, Istat e ministero del Lavoro, ma anche dai sindacati, Confindustria e gli altri corpi intermedi”. Il procuratore di Modena Lucia Musti ha annunciato che “la Digos trasmetterà in tempi strettissimi alla Procura di Modena un’informativa contro ignoti. Il reato potrebbe essere quello previsto dall’articolo 414 del codice penale: apologia di reato finalizzata a reati di terrorismo. In questo caso la competenza è della Procura distrettuale antiterrorismo di Bologna”.

Giuslavorista e consigliere di diversi ministri, Biagi aveva ricevuto minacce proprio in quanto promotore di una riforma che tra il resto creava i contratti di collaborazione a progetto, il lavoro intermittente e quello occasionale e disciplinava le agenzie di somministrazione di manodopera abrogando i rapporti interinali. Per questo gli era stata assegnata una scorta, che venne però revocata nell’autunno 2001 in seguito a una circolare dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola. Scajola e l’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro sono stati indagati per cooperazione colposa in omicidio colposo. L’inchiesta è finita nel nulla perché nel 2015 sono decorsi i termini di prescrizione. “Lo Stato ha abbandonato mio padre”, ha commentato il figlio Lorenzo. “Mio padre aveva una scorta fino a pochi mesi prima di essere ucciso, fino al novembre del 2001. Per cui penso che il fatto che gli sia stata tolta senza motivo o comunque con una grande sottovalutazione del pericolo sia una cosa molto grave. Spero che questo non capiti più ad altre persone o altre figure come lui”. Lorenzo Biagi ha anche detto di provare “grande disgusto” per le dichiarazioni dell’ex Br Barbara Balzerani secondo cui quello della vittima è diventato “un mestiere”. “Offende noi vittime e tutte le persone che hanno sofferto. Il monopolio della parola non lo vogliamo avere noi vittime ma non lo dovrebbero avere di certo loro che sono solamente degli assassini e dovrebbero tacere e basta”.

“Sono trascorsi sedici anni dal crudele agguato in cui venne ucciso Marco Biagi e la ferita inferta dai terroristi assassini è ancora aperta nella nostra comunità civile”, ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “In questa giornata desidero rinnovare la mia vicinanza e la mia solidarietà alla signora Marina Orlandi Biagi, ai familiari, agli amici, ai colleghi, a quanti hanno continuato in questi anni a sviluppare i temi della ricerca di Biagi, approfondendo e ampliando il confronto, cercando soluzioni positive alle domande poste dai mutamenti profondi del lavoro e dei mercati, tentando di tenere insieme le esigenze di competitività del sistema con i principi costituzionali di equità e di giustizia sociale. Il terrorismo è stato sconfitto irrevocabilmente nella coscienza popolare, grazie all’unità del popolo italiano – aggiunge il capo dello Stato – Nel loro assalto all’ordinamento e alla convivenza civile, i terroristi hanno spezzato con disumanità tante vite e provocato immense sofferenze, ma non sono riusciti a disgregare la società e a colpire la Costituzione, che resta il fondamento della Repubblica”.

“Il coraggio di uomini come Marco Biagi, il quale non ha rinunciato ai propri convincimenti, né alla libertà di collaborare con le istituzioni, nonostante mani omicide avessero già barbaramente colpito altri docenti universitari, come Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli e Massimo D’Antona, testimonia la solidità dei sentimenti di democrazia e libertà nel nostro Paese, contro ogni sopraffazione”, ha concluso Mattarella.


Bologna ha ricordato Biagi con diversi eventi. Alle 11:45 Cgil, Cisl e Uil hanno deposto una corona di fiori nella piazzetta a lui intitolata, accanto a via Valdonica. Alle 12 ha fatto lo stesso il sindaco Virginio Merola. Alle 19:50 (con ritrovo alle 19:20 sotto l’orologio del 2 agosto), dalla Piazza Medaglie d’Oro della Stazione centrale parte la staffetta simbolica che in bicicletta giungerà in via Valdonica seguendo il percorso che il professor compì la sera dell’assassinio. Alle 20:05 sarà deposta una corona di fiori e verranno letti alcuni brani per commemorarlo.

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