Sono passati due anni dall’annuncio di God of War all’E3 di Los Angeles. Da quel momento ogni notizia, immagine e leak rivelati da Santa Monica Studio – software house americana del gruppo Sony – sono diventati piccoli pezzi di un puzzle. Finalmente si è giunti al rush finale, God of War è entrato in fase gold – quindi prossimo alla pubblicazione –  e abbiamo potuto assaporare qualche ora di gameplay durante un Preview Event tenutosi a Milano pochi giorni fa.

Kratos è tornato, ma soprattutto è cambiato. Dopo anni di assenza dal panorama videoludico mondiale, l’anti-eroe protagonista di uno degli action che hanno fatto la storia del genere negli ultimi 15 anni torna a presentarsi su piattaforma PlayStation in perfetta forma. Gli anni sono passati, il risentimento e la rabbia che prima lo caratterizzavano hanno lasciato spazio ad un nuovo periodo della sua vita, dove il termine “cambiamento” va ad incastrarsi perfettamente nell’evoluzione del suo carattere. Il nostro protagonista sarà affiancato per tutta la durata del gioco dal figlio, Atreus.

God of War è diverso, migliore: non abbiamo più a che fare con il tipico hack’n slash al quale eravamo abituati, ci stiamo immergendo in un capitolo più maturo della saga, reso tale dal nuovo ruolo che Kratos dovrà ricoprire: essere padre. Il rapporto con il figlio getta le basi di tutte le ore di gameplay che andremo ad affrontare, troveremo il nostro protagonista intento non solo a devastare i nemici con la sua inarrestabile potenza, ma anche a gestire un lato di sé che ancora non conosce, ma che dovrà imparare a sviluppare per cambiare e diventare una persona migliore.

Il lavoro certosino compiuto da Santa Monica Studio per quel che concerne il comparto grafico è stupefacente, soprattutto considerato il fatto che si tratta di un titolo in uscita su console. L’hardware Sony è stato spinto al massimo – per la prova sono state utilizzate delle PlayStation 4 PRO – e i risultati sono una gioia per gli occhi di chi gioca. Ciò è anche merito di un comparto artistico studiato in maniera intelligente e creativa, dove ogni dettaglio fa la differenza ed ogni ambientazione riesce a suscitare sentimenti differenti, soprattutto considerato il supporto di una colonna sonora dalle note solenni che è sempre in grado di accentuare il pathos sia delle scene cinematiche, che dei combattimenti, trasportando il giocatore nel mondo di Kratos e spesso toccando corde che sanno emozionare fino a commuovere.

Una volta calmata la pelle d’oca da impatto visivo iniziamo ad immergerci in quello che è il gameplay di God of War, ricostruito da zero. Non abbiamo più a che fare con il classico sistema di combattimento basato sulle combinazioni delle diverse mosse del protagonista, ma con un meccanismo basato anzitutto sulla strategia: attraverso il menù di gioco avremo modo di gestire ogni abilità di Kratos ed evolvere il suo stile di combattimento in modo che risulti il più possibile affine al nostro stile di gioco. La curva di crescita del personaggio risulta molto lineare, entrare in confidenza con il gameplay risulta naturale e si evolve di pari passo con la trama di gioco.

Il “tutto e subito” non ha mai fatto parte della struttura di God of War e ciò è piuttosto evidente anche in questo capitolo. Impareremo con calma a gestire in maniera intelligente entrambi i personaggi, potenziandone le abilità, ma anche armi ed equipaggiamenti: sebbene Atreus faccia parte del party, non potremo gestirne i combattimenti direttamente, ma avremo occasione di dargli delle indicazioni per far sì che ci aiuti nei combattimenti più concitati del gioco. Il figlio di Kratos è un elemento tattico di grande valore, sia durante le lotte che in viaggio: la sua corporatura minuta ci sarà spesso utile per farci strada senza esser notati, per visualizzare il migliore dei percorsi da seguire ed individuare i nemici a lunga distanza.

La struttura del mondo di God of War non si avvicina ai titoli Open World alla quale ci siamo abituati negli ultimi anni. Il percorso è ben definito, non ci troveremo a dover attraversare un mondo troppo vasto e dispersivo, sebbene le aree nascoste siano numerose quanto i segreti che si possono scovare. Le ambientazioni sono inoltre spesso impreziosite da rompicapi che aiutano a mantenere il gioco sempre interessante, senza lunghi periodi passati ad esplorare a vuoto.

Non temete, lo spirito di God of War permea il gameplay, che sin dalle prime ore di gioco è denso di combattimenti all’ultimo sangue che non vanno presi in maniera scontata: la tattica si rivela essere fondamentale. Non solo pugni, lame, calci e combinazioni dunque: in questo nuovo titolo va studiato il campo di battaglia, valutando le posizioni da prendere, su quali nemici concentrarsi per primi e quali abilità possono servire per scampare alla morte. Notevole anche l’aggiunta delle “fatality” una volta che il nemico è stordito, una serie di animazioni dense di elementi gore e violenza, in onore del God of War che fu.

L’assaggio di God of War ha aperto un varco, è impossibile non volerne di più. Questo titolo sa unire lo spirito dei precedenti capitoli ad un’idea ben chiara del futuro del brand, che tinge la trama di rosso sangue, ma dalle mille sfumature. Una storia nuova, che vede Kratos alla scoperta di sé stesso in un nuovo periodo della sua vita, il tutto costellato da combattimenti estremamente coinvolgenti ambientati in luoghi mozzafiato. Un nuovo punto di vista che rispetta il passato della saga, ma che volge lo sguardo anche all’utenza di nuova generazione, accogliendo i neofiti senza fargli sentire il peso di uno dei pilastri videoludici più amati. Non ci resta che attendere il 20 Aprile per goderci God of War nella sua interezza: Bentornato Kratos!

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