Un Ostello della Pace nella casa in cui le SS massacrarono la sua famiglia. E’ quello che potrebbe nascere, con il contributo finanziario della Germania, a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, grazie alla generosità di Enrico Pieri, 84 anni. Pieri è sopravvissuto, all’età di 10, a uno dei massacri nazifascisti più efferati della seconda guerra mondiale. Berlino fa molta fatica a far condannare i suoi ex militari ritenuti colpevoli dai tribunali per le stragi sul territorio italiano, ma ora si dice pronta – attraverso la voce dell’ambasciata di Roma – a collaborare nella spesa per questa iniziativa.

La casa dove le SS massacrarono la sua famiglia
La casa di Pieri è rimasta ferma a quel 12 agosto 1944, la mattina d’estate che ha portato via con sé 560 vite, a Sant’Anna. Le squadre del Führer circondarono il paesino di montagna all’alba, grazie alla guida dei fascisti locali. Sfondarono la porta di casa di Enrico, raggrupparono la sua famiglia con quella dei vicini, i Pierotti, nella stanza che faceva da cucina, e in meno di 5 minuti, a colpi di mitragliatrice, dilaniarono tutto il suo mondo: uccisero le sue due sorelline, Luciana e Alice, di 5 e 12 anni, il nonno paterno Gabriello, la nonna materna Doralice, il papà Natale e la mamma Irma, incinta di 4 mesi, la zia Evelina che quella mattina stava partorendo.

Oggi è tutto come allora, ai Franchi, come si chiama la località formata da una manciata di case, tra cui la sua. Il muro bruciato, il pavimento di assi di legno, ormai sfondato in alcuni punti; la stalla, dalla quale le SS presero il fieno e lo buttarono sui corpi, per bruciarli con il lanciafiamme. Enrico, ammutolito, come sarebbe stato per giorni, assistette all’inferno dal sottoscala: grazie a quel nascondiglio, dove fu trascinato dalla sua vicina di casa, scampò alle SS. Ma, nonostante la vita da operaio in Svizzera, il matrimonio nel 1962, un figlio, il ritorno in Versilia con la pensione, la sua mente è rimasta a quel giorno, a quella cucina, a quelle grida. Per sempre.

Un ostello per i giovani che visitano Sant’Anna
A ridare dignità a quelle quattro mura, adesso, arriva un progetto che darà vita a un sogno che Enrico tiene nel cassetto da anni: fare di quella casa un ostello per la gioventù. Nel paesino, già sede di un Museo della Resistenza e di un Parco della Pace, manca infatti un posto dove dormire, e le comitive in visita sono costrette a scendere a Pietrasanta per pernottare.

Così Enrico vuole donare al Parco della Pace le sue case ai Franchi, perché ne facciano, entro breve tempo, un Ostello della gioventù. “I lavori devono essere fatti entro quattro o cinque anni” dice Pieri, presidente dell’associazione Martiri e già Medaglia al merito della Repubblica Federale di Germania per il suo impegno con i giovani. Ne incontra a migliaia, a Sant’Anna, perché conoscano la storia e stiano lontani dal nazionalismo.

La donazione è ancora da formalizzare, ma la Germania ha già dimostrato interesse e potrebbe metterci una parte dei soldi per la ristrutturazione, non ancora quantificati. “Abbiamo parlato con l’ambasciata di Germania a Roma e nella prima metà di marzo ci sarà un incontro” fanno sapere dal Comune di Stazzema. “Attendiamo con interesse la domanda di progetto – spiegano dall’ambasciata tedesca a ilfatto.it – L’esame della richiesta avviene unitamente alla Farnesina, è la procedura normale per tutte le domande riguardanti il Fondo per il Futuro, un fondo italo-tedesco che appoggia molto concretamente le iniziative per prevenire l’odio. Siamo grati a tutte le iniziative che vanno a rinforzare il lavoro di memoria. Con il Fondo, a Sant’Anna di Stazzema, stiamo già sostenendo la splendida iniziativa dell’Organo della Pace”.

I tedeschi amici di Sant’Anna di Stazzema
La vicinanza dei tedeschi a Sant’Anna, del resto, è nota da tempo. Dal gruppo civico degli Anstifter, che hanno raccolto fondi per restaurare cappellina e sagrato, a Gabriele Heinecke, l’avvocato che ha difeso gratuitamente i superstiti nel processo contro i criminali nazisti, passando per i coniugi Maren e Horst Westermann, fautori delle stagioni concertistiche con l’Organo della Pace, fino alla giornalista Christine Koll, cittadina onoraria, e a Lisel Bisanti-Siebrecht, traduttrice dei superstiti nei loro rapporti con la Germania. “Verso le sette di sera sono tornato a casa, da solo. Nella cucina c’erano i corpi di tutta la mia famiglia. Non li ho guardati. Sono andato sopra, dove c’era la camera di mia nonna. Il trave bruciava e ho cercato di spegnerlo” ha raccontato in altre occasioni Pieri a ilfatto.it. Quel giorno di 74 anni fa, il piccolo Enrico, da solo, non riuscì a soffocare le fiamme appiccate dalle SS alla sua casa. Oggi, però, con l’aiuto anche della Germania, forse, riuscirà finalmente a spegnerle.

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