Non lo aveva mai digerito, fin dall’inizio. Fin da quel 18 maggio 2017 in cui il Dipartimento di giustizia nominò Robert Mueller ‘commissario’ speciale alle indagini federali sul Russiagate. Il giorno stesso della nomina aveva definito l’indagine “la più grande caccia alle streghe di un politico nella storia americana” e ha trascorso gli ultimi mesi a smentire le voci secondo cui la sua intenzione era quella di cacciare l’ex capo dell’Fbi. Oggi Donald Trump è tornato a mettere nel mirino il super-procuratore e l’inchiesta sui presunti rapporti tra lo staff presidenziale e la Russia.

 

“L’indagine di Mueller non sarebbe mai dovuta iniziare – attacca il presidente su Twitter – è stata basata su attività fraudolente e falsi dossier pagati da Hillary e dai democratici. Caccia alle streghe”. “Perché Mueller nella sua squadra ha 13 incalliti democratici – scrive quindi il tycoon, rincarando al dose – alcuni dei quali sostenitori di Hillary Clinton, e zero repubblicani?”. Un attacco, quello del presidente, che sembra voler minare la credibilità delle indagini e che segue le indiscrezioni pubblicate da alcuni organi di stampa secondo cui Andrew McCabe, numero due del Federal Bureau of Investigation licenziato il 17 marzo dal segretario alla Giustizia Jeff Sessions, avrebbe consegnato a Mueller materiale riguardante il presidente.

Secondo il Wall Street Journal, McCabe avrebbe girato al super-procuratore i suoi documenti e i suoi appunti sulle interazioni con il capo della Casa Bianca. Per la Cnn Mueller ha già sentito l’ex numero due dell’Fbi e il licenziamento di James Comey dall’Fbi (decisione per la quale Trump è indagato dal giugno 2017 dallo stesso Mueller per aver tentato di ostruire la giustizia) è stato uno dei temi del colloquio. “Ho trascorso poco tempo con McCabe e non ha mai preso appunti quando era con me. Non credo che abbia alcun appunto tranne che per portare avanti la sua agenda. Le stesse bugie di James Comey”, ha commentato Trump su Twitter coniando l’espressione ‘Fake Memos‘ dopo aver lanciato le ‘Fake News‘.

La decisione di far fuori McCabe è stata interpretata da diversi commentatori come un avvertimento a Mueller. Poi sono arrivati gli ultimi tweet. Ma dalle file dei repubblicani arrivano i primi caveat: in un’intervista alla Cnn, Il senatore repubblicano Jeff Flake – che non esclude di candidarsi alle presidenziali del 2020 – mette anche in evidenza come un eventuale licenziamento di Mueller rappresenti per molti in Congresso una “linea rossa” invalicabile, al di là della quale Trump non dovrebbe spingersi.

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