La procura di Torino non ha preso in considerazione l’ipotesi che gli incidenti avvenuti in piazza San Carlo, a Torino, il 3 giugno 2017 siano stati provocati da una rapina nel corso della quale è stato utilizzato uno spray al peperoncino. I risultati delle analisi del Gabinetto scientifico della polizia su alcuni vestiti è ancora in corso e nessuna consulenza di questo genere è stata consegnata ai magistrati. E anche se ci fossero tracce di spray urticante sarebbe difficile ricollegarlo a una rapina o a un altro atto. Si sa che tre testimoni presenti in piazza San Carlo per vedere la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid hanno parlato di un forte odore urticante. Ed è certo, come ha appurato l’unica consulenza ottenuta dai pm finora, che la piazza era troppo piena, con troppe transenne posizionate male e pochissimi steward, caratteristiche già chiare nelle menti di chi c’era.

Insomma, l’inchiesta su quei tragici incidenti che hanno portato alla morte di Erika Pioletti, alle lesioni gravissime di Marisa Amato, rimasta paralizzata dopo essere stata schiacciata dalla folla, e al ferimento di quasi 1.500 persone non ha ancora rivelato la causa primaria delle fughe di persone in preda al panico. Dopo il terzo gol del Real Madrid la situazione in quella piazza stracolma degenerò. Una prima ondata di persone cominciò a scappare. Poco dopo, la pressione esercitata dalla parte sinistra verso destra (guardando in direzione del maxischermo) provocò il crollo di una barriera posta all’ingresso del parcheggio sotterraneo. Lo spavento causò un’altra ondata di persone. “Terrorismo”, pensava la gente mentre scappava da piazza San Carlo. Un petardo o un brutto scherzo di qualcuno, ipotizzavano gli investigatori dopo, arrivati a interrogare un ragazzo con uno zainetto che – si vede in alcuni video – cercava di calmare le persone attorno a lui proprio nell’area in cui tutto è cominciato. L’indagine – condotta dalla Digos della Questura di Torino e coordinata dal procuratore Armando Spataro, insieme all’aggiunto Vincenzo Pacileo e il sostituto Antonio Rinaudo – segue anche un altro filone, quello delle responsabilità degli organizzatori e dei responsabili della sicurezza. Per questa ragione 21 persone sono indagate di lesioni colpose aggravate e omicidio colposo. Tra di loro spiccano i nomi della sindaca Chiara Appendino, del suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, dell’ex questore Angelo Sanna e del prefetto Renato Saccone.

In procura il lavoro non è concluso e si attendono gli esiti di altre due consulenze, tra cui quella del gabinetto scientifico della polizia sui pochissimi abiti consegnati dai tre testimoni. La pubblicazione su La Stampa della notizia sull’ipotesi della rapina, insieme ad alcuni articoli su altre inchieste comparsi su altri giornali torinesi negli ultimi giorni, ha provocato la reazione del procuratore Spataro. Il magistrato ha fatto avviare “distinti procedimenti penali nel tentativo di individuare i responsabili” delle violazioni di segreti investigativi in merito ad alcuni articoli pubblicati “tra ieri e oggi” e “concernenti delicate indagini in corso”: “Le vicende cui essi si riferiscono – sottolinea Spataro – rivestono indubbio interesse per la pubblica opinione, ma l’esercizio del diritto-dovere di informazione non può non essere bilanciato con la ratio del segreto investigativo, quando gli accertamenti sono ancora in corso”. Inoltre, “prescindendo dall’esattezza o meno in tutto o in parte dei loro contenuti – scrive ancora il procuratore di Torino – gli articoli rivelano fatti non ancora processualmente pubblici, così arrecando danno alle indagini e al possibile accertamento di eventuali responsabilità penali”.

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