di Pia Starace

Una batosta pesante, oggettiva e inequivocabile quella delle recentissime elezioni per il Pd. I numeri delle elezioni parlano forte e chiaro. I cittadini, in modo trasversale quanto ad estrazione sociale, hanno espresso con convinzione il loro malcontento per il governo Renzi, dal Job’s act alla Buona Scuola, passando per il decreto salva banche, il referendum rovina Costituzione, e il pessimo Rosatellum a colpi di fiducia (dopo l’Italicum dichiarato incostituzionale), giusto per citare qualcosa che è stato avvertito come  insopportabile e irrispettoso, dunque odioso. Merito e metodo nelle scelte del Pd si sono dimostrati nel corso del tempo, reiteratamente, molto sbagliati.

Addirittura nell’ultima Leopolda, l’autocelebrazione del Pd, in ripartenza col trolley, era incentrata sul tema delle fake news, notoriamente centralissimo fra i numerosi problemi di questa Italia malmessa e scalcagnata, che fa fatica a coltivare i suoi giovani e a fare figli. Il lavoro, la sanità, le pensioni, l’immigrazione, l’università e la ricerca neppure sfiorati. Intanto fuori il malessere si è esteso a macchia d’olio e la rabbia si è accresciuta. Ma il Pd vi è rimasto sordo. Adesso, alla resa dei conti di una consultazione elettorale, la sconfitta cuoce.

E il Pd  si ostina a non affrontare una severa quanto necessaria autocritica. Va  avanti, dritto per la tangente, pronto a schiantarsi nuovamente e rovinosamente. In tv si avvicendano quei pochi che sono mandati in avanscoperta per rilasciare interviste telecontrollate, come Matteo Richetti, Andrea Romano, Matteo Orfini, ma nessuno di questi, in maniera incisiva e concreta, riesce a dire qualcosa di convincente, che faccia sperare in un revisionismo sincero. Anche laddove provocati dal giornalista di turno, o in un (raro) contraddittorio con le parti sociali che hanno convertito il voto Pd in voto M5s (mi riferisco, per esempio, a Orfini con gli operai di Pomigliano d’arco nella trasmissione di Lucia Annunziata), si limitano a sostenere che la colpa non deve ricadere tutta su Renzi, perché va divisa fra tutti i vari dirigenti PD, senza mai mettere in discussione quanto fatto, anzi sbandierando il loro operato come il migliore possibile, tacciando nel contempo di estremismo e populismo le altre forze politiche vincitrici, quasi a schifarle.

Atteggiamento tiepido, ipocrita, autolesionista, improduttivo, oltre che totalmente infondato. Incallita davvero la miopia dei vari rappresentanti del Pd dinanzi al quadro di realtà delineatosi così nitidamente dopo il 4 marzo. La sensazione è stiano continuando a fare campagna elettorale, esattamente sulla stessa linea dei mesi trascorsi. D’altro canto l’atteggiamento della Lega, che insiste a rimarcare le proprie specificità, e quello del M5S, che insistono nel non voler inciuciare con nessuno, fanno presagire che alle porte ci attendano nuove elezioni.

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