Che sia il caso di fidarsi o meno dei Ministri rientra nel novero delle sentenze che lasciamo ai posteri o (per meglio dire) agli ascoltatori: “Fidatevi” è il loro sesto disco in studio, sicuramente il più crepuscolare, non meno quello che rispetto a quanto finora prodotto va maneggiato con maggior cura. “Dodici anni fa ci sentivamo dei ragazzi, con tutte le libertà che sono date a dei ragazzi” mi dice al telefono il loro chitarrista Federico Dragogna “parte dello struggimento che c’è stato nelle nostre vite e che ha riguardato il periodo durante il quale abbiamo lavorato a questo disco ha rappresentato proprio questo: la difficoltà di accettare di diventare degli uomini adulti”.

Ed il passato rivive, sì, ma non tanto nell’energia e nelle chitarre (che quelle figurati se non rimangono) ma nel rifiuto di qualsiasi forma di aspettativa: uccisa sul nascere delegando al silenzio, la sparizione, dai concerti e dai social per più di 1 anno. “Ci siamo trovati tutti e tre d’accordo nel riscontrare che al momento Facebook sia uno stagno d’ansia, un luogo pieno zeppo di energie negative: allora proviamo a fare qualcosa di nuovo” mi risponde quando gli domando come sia stato lavorare ad un album per la prima volta senza rendere conto a nessuno “ci stiamo provando, abbiamo recuperato la poesia delle mail, chiedendo ai nostri fan di scriverci: non perché vogliamo mettere in scacco le azioni di Zuckerberg, che già non se la passano benissimo! I social rappresentano un tipo di tecnologia di cui non avevamo calcolato una serie di sviluppi: un po’ come la colla, che se la sniffi ti sballa: la colla però continua a servire ad altro. La mail rimane perlomeno una versione aggiornata dello scriversi una lettera”. Che i Ministri siano una band fuori dal tempo lo si evince non solo da quello che suonano, ma dal fatto che rivendichino con orgoglio la loro appartenenza: rock, niente indie. “Ascoltavamo dai Rage Against The Machine ai System Of A Down passando per David Bowie e i Queen: tutta roba mainstream”. Nel mentre scorre “Spettri”, che dopo i primi due singoli già propinati alle radio (“Tra Le Vite degli Altri” e la title-track “Fidatevi”) è la terza traccia in scaletta: inizia e si esaurisce lasciando addosso la certezza che si tratti veramente di un bel pezzo. Già al primo ascolto.

Una band nata nei duemila che ha però scelto un approccio analogico, mi conferma sempre Federico: “C’è qualcosa nel suonare uno strumento che è diverso da un programma che semplicemente ti genera quella roba lì. Non è un discorso di ricercare il suono più caldo, è che nella musica suonata c’è vita, c’è l’imprevisto: c’è il fatto che una cosa non sia mai esattamente uguale all’altra. Dovessero trionfare come già sta accadendo solo artisti che quando vanno dal vivo poi fanno partire una base e ci cantano sopra, al terzo concerto sarà come andare in Irlanda e trovare solo pecore Dolly in giro”.

In questo senso “Fidatevi” è più che un disco, una semplice raccolta di canzoni che accade prediligano la melodia tenendo bene sullo sfondo tutto il resto (“Tienimi Che Ci Perdiamo”, “Mentre Fa Giorno”, “Memoria Breve”), è piuttosto una seduta di analisi molto profonda (“Crateri”) di cui questi ragazzi un po’ uomini un po’ animali da sala prove sono tuttora più vittime che normali utenti: “Questo è un disco sicuramente più terapeutico che vanitoso: e per questo vorremmo rispetto. Tutti i progetti che stanno uscendo sono fatti benissimo, ma il problema è che la discussione musicale italiana sta diventando un po’ troppo uguale. Sarebbe bello parlare di tutta la rosa di emozioni con cui abbiamo a che fare”.

E l’orgoglio che trasuda mentre scandisce queste parole è pari all’umiltà con cui questi ragazzi imbracciano lo strumento in fin dei conti solo per divertirsi, con la pretesa che la loro presa a bene possa, come puntualmente accade, essere quella di tanti altri: perché non ti è difficile immaginarteli proprio così. “La prima recensione, mi pare ce la fece Rockit. Cominciava con una roba tipo ‘i Ministri sono una band fuori moda’: forse siamo stati di tendenza, ma solo per un quarto d’ora!”.

Foto tratta dalla pagina Facebook del gruppo. “Fidatevi” da oggi nei negozi e su Spotify

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