Le “cronache da un Paese complicato” non raccontano nulla di buono per i mercati. Almeno questa è la visione di Citi, i cui analisti ritengono che il risultato elettorale ben presto peserà su Piazza Affari. In un report datato 7 marzo, Mauro Baragiola e Tina Fordham si dicono infatti preoccupati per almeno due ragioni: la prima è divisione geografica del voto (Nord contro Sud), la seconda è la debole leadership dei moderati. Per i due esperti, le due variabili negative sono state finora controbilanciate sui mercati da analisi superficiali e soprattutto dalla politica accomodante della Bce a sostegno del debito pubblico. Ma non ci vorrà molto agli investitori internazionali per capire che l’Italia avrà bisogno di tempo per costruire un fragile governo.

Come se non bastasse il risultato molto negativo è legato a doppio filo con l’egoismo dei leader politici italiani, più preoccupati a costruire il futuro loro e dei loro partiti che quello di un Paese che rischia di soffrire la fine del quantitative easing, il piano di immissione di liquidità nel sistema da parte della Bce. “Mentre si potrebbe anche trovare una soluzione per un (debole) governo, tutti i partiti e i leader potrebbero invece essere più focalizzati sul loro riposizionamento di lungo termine che non sul compromesso di breve termine”, sostengono i due esperti nello studio.

“Il punto è che anche una soluzione per così dire veloce richiederà probabilmente alcune settimane se non mesi per essere implementata – proseguono – (…) Non ci saranno i primi passi ufficiali fino a Pasqua. Che cosa accadrà dopo? Per il futuro, escludiamo la “grande coalizione” che pure piacerebbe ai mercati: un’alleanza fra moderati”. Meglio quindi dimenticarsi un Gentiloni-bis. Per Citi, presto o tardi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, darà un mandato esplorativo al leader della Lega Matteo Salvini o al numero uno del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. “Tuttavia , dal nostro punto di vista, entrambi i leader sono troppo lontani dalla maggioranza per aspettarsi di riuscire a formare la maggioranza a supporto del governo”, prosegue l’analisi di Citi. Ma il problema è soprattutto che i compromessi per ottenere i voti necessari a costruire la maggioranza rischierebbero di ipotecare il loro futuro politico.

“Salvini sa bene che può strappare parte una parte di voti al 14% raccolto da Berlusconi e sa anche che Forza Italia potrebbe non sopravvivere ai suoi leader – prosegue la nota – Sa anche che gli elettori del Centro-Nord potrebbero non gradire il fatto di essere governati da un partito concentrato sul Sud come il Movimento 5 Stelle”. Inoltre, secondo Citi, il leader della Lega è consapevole del fatto che il successo del suo partito è direttamente legato alla dura opposizione al Pd e a Matteo Renzi. “Così potrebbe essere per lui politicamente rischioso accettare di dirigere un governo supportato dal Pd e da Berlusconi considerando le divergenze con quest’ultimo durante la campagna elettorale – spiegano gli esperti – Per questo il leader della Lega potrebbe preferire qualcun altro alla guida del Paese, mentre capitalizza una piccola maggioranza per preparare la Lega alla conquista della leadership del centro-destra e delle regioni Nord-Centrali”.

Situazione diversa per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle. Secondo la banca Usa, la forza politica potrebbe trarre giovamento da un ulteriore periodo all’opposizione, tuttavia “Di Maio non avrà una seconda chance (non può essere ricandidato per la seconda volta). Così potrebbe essere tentato dal formare un governo – si legge nell’analisi – Tuttavia, dovrà spingere per una frattura all’interno Pd con l’obiettivo di trovare i voti necessari a governare. E combinare con successo il Movimento 5 Stelle con l’agenda dell’ala sinistra del Pd per guidare il Paese potrebbe essere un difficile esercizio visto il rapporto debito/pil al 135% con il 30% della popolazione che ha più di 60 anni. In ogni caso uno scenario simile impiegherà mesi per svilupparsi e il Pd dovrà prima maturare la frattura al suo interno”.

L’unica consolazione è che se davvero il Pd dovesse spaccarsi, secondo Citi, si metterebbero le basi per la costruzione di un nuovo partito capace di attrarre i moderati di Pd, Forza Italia e altri piccoli partiti che rappresentano un terzo dell’elettorato. Per non parlare del fatto che, nel frattempo, dalle ceneri di Renzi e Berlusconi potrebbe nascere un nuovo leader. Non tutto il male, insomma, viene per nuocere. Ma, al momento, per la banca una cosa è certa: “ I leader italiani sono più focalizzati sul lungo termine di quanto non lo siano gli investitori finanziari. E questa non è una buona notizia”. Di conseguenza Citi si attende una performance deludente (underperform) per i titoli italiani.

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