1. La legge elettorale con cui siamo andati a votare è criminale: fatta apposta da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi per scongiurare il rischio che i Cinquestelle potessero vincere, ora rendono attorcigliata la possibilità di fare un governo. Io sarei per il sistema proporzionale, che è il più democratico. Ma con tre poli, l’unico sistema elettorale decente è quello a doppio turno.

2. I cittadini hanno dato un voto più radicale del previsto. Era prevedibile una buona affermazione dei Cinquestelle, un cattivo risultato del Pd, il centrodestra prima coalizione. Ma gli elettori hanno fatto di più, hanno amplificato le tendenze: i Cinquestelle attorno al 33 per cento, il Pd di Renzi precipitato sotto il 20, Matteo Salvini (17) sopra Berlusconi (14).

3. I Cinquestelle. Vi ricordate che i commentatori sapientoni li davano per morti già dopo il calo alle europee del 2014 e sommersi per la vergogna di essere il partito di Virginia Raggi? Invece dal 25 per cento del 2013 hanno superato il 32. Basta chiamarli populisti, per favore. I Cinquestelle non sono la stessa cosa di Donald Trump o dei partiti fascisti e anti-Ue in Europa. Un terzo dell’elettorato li vuole mettere alla prova perché ha già provato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi e ha constatato che non funzionano. E meno male che in Italia ci sono i Cinquestelle: altrimenti la protesta dei delusi della politica dei partiti avrebbe potuto incanalarsi in movimenti, questi sì, fascisti. Basta dire che sono gemelli di Salvini: una bella fetta del voto grillino viene dalla sinistra nauseata dal renzismo.

4. Renzi si faccia da parte (davvero). Prima lo dicevamo per il bene del Pd, ora per il suo. Sbandierava il 40 per cento preso alle europee del 2014, oggi ha più che dimezzato quel patrimonio. Neanche Attila. Ora il Pd deve ricominciare da capo. E da capo deve ricominciare anche LeU, ferma a poco più del 3 per cento. Anzi: deve prendere atto che è stato sonoramente bocciato anche il ceto politico di Liberi e Uguali uscito dal Pd e in cerca di posti. È l’anno zero della sinistra.

5. Salvini ha battuto Berlusconi. Non ha funzionato il Silvio rassicurante, europeista, animalista. E bollito. Chi è di destra ha preferito la ruspa di Salvini, i suoi slogan che vellicano la pancia razzista del Paese. Giorgia Meloni, in questo quadro, è diventata del tutto superflua.

6. Parliamo di Emma Bonino? Il personaggio più sopravvalutato della politica italiana, che negli anni ha preso poltrone da destra e da sinistra. A questo giro è piaciuta alla sinistra chic perché sta su tutto e non impegna. È piaciuta soprattutto ai renziani che hanno cominciato (troppo tardi) a pentirsi di essere renziani. Un piccolo circolo che non ha capito il sentimento del Paese. Non poteva che finire sotto il 3 per cento.

7. Adesso bisogna fare il governo. Ma questa è un’altra storia.

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