Dieci tweet per dieci momenti chiave, dieci possibili letture della campagna elettorale che si chiude: gli highlight della partita. Per sei settimane ho condotto un monitoraggio dei canali Twitter dei leader sull’account Social Recap, l’ho raccontato qui con un post introduttivo e con tre approfondimenti dedicati alle strategie di Renzi, di Salvini e del Movimento 5 Stelle. Se dovessi raccontare gli ultimi due mesi della politica italiana attraverso dieci tweet, sceglierei questi.
Matteo Salvini e il prete di Bormio. È il 1 gennaio 2018, l’Italia è ancora insonnolita dai bagordi del capodanno, e il leader della Lega Matteo Salvini pubblica questo tweet. Duecentoventuno caratteri premonitori, che a posteriori fotografano fedelmente il posizionamento martellante di Salvini nei due mesi successivi: contrapposizione tra accoglienza e interessi degli italiani; richiamo costante alla fede cristiana del “buon padre di famiglia”.
Vado a Messa a Bormio, e sento dire dal prete che bisogna “accogliere tutti i migranti”.
Penso ai milioni di italiani senza casa e senza lavoro, al milione di bambini che in Italia vivono in povertà, e prego per loro.
Amen.— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 1 gennaio 2018
Renzi, baluardo dei vaccini. Sono passati quindici giorni, la campagna elettorale ormai è partita, si discute di obbligatorietà dei vaccini. Lega e Movimento 5 Stelle si dichiarano contrari, Renzi posta questo tweet.
L’obbligatorietà dei vaccini non può essere argomento di becera campagna elettorale. Sulla salute dei bambini non si scherza in campagna elettorale per un punto percentuale in più. Noi siamo dalla parte della scienza, non degli apprendisti stregoni. E non torniamo indietro.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 15 gennaio 2018
Un dato statistico: siamo di fronte uno dei suoi tweet più “performanti” del periodo del monitoraggio, un possibile indice di “engagement” per l’ex sindaco di Firenze. Ma il segretario del Pd rinuncerà presto a una presenza assidua sul social dei cinguettii, preferendogli piattaforme come Facebook e Youtube, dove punterà su post lunghi e articolati.
Pioltello e l’ “errore” di Toninelli. È il 25 gennaio, nei pressi di Pioltello un treno regionale deraglia. L’incidente è avvenuto da poco, non si hanno ancora notizie precise e il parlamentare del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli pubblica questo tweet. Seguiranno polemiche sui toni usati da Toninelli e da quel giorno – casualità o forse no – sui social il Movimento 5 Stelle cercherà quasi sempre di tenersi alla larga dai temi della giornata, seguendo un’agenda del tutto autonoma.
Sono profondamente vicino alle famiglie dei pendolari lombardi che stamattina hanno perso la vita mentre si recavano al lavoro su treni da Terzo mondo. Prego per i feriti perché possano farcela. Da anni combattiamo per linee regionali più moderne ma nulla si è mai mosso.#Trenord
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 25 gennaio 2018
Carlo Calenda e “la proposta più fessa”. 28 gennaio. Le proposte dei leader dei vari partiti in campo si rincorrono nei talk-show e sui social, e il ministro Carlo Calenda attacca aspramente Salvini con questo post:
Premio x proposta + fessa e irrealizzabile va a Salvini. “Metto i dazi come Trump”. Tre anni a BXL a 20 k euro mese in Comm Commercio e non sa che i dazi li può mettere solo UE e che ITA ha surplus superiore a 50 mld mentre USA deficit di 500. Obiettivo distruggere Made in Italy
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 28 gennaio 2018
Un dato: dallo scioglimento delle Camere ad oggi, questo è il post di un politico italiano a più alta condivisione su Twitter. E le schermaglie tra il ministro allo Sviluppo Economico e Salvini proseguiranno costantemente, per tutto il mese successivo, spesso con post altrettanto condivisi e “performanti”.
Le due Italie davanti a Macerata. È il 3 febbraio e l’Italia vive il giorno più drammatico del periodo elettorale: il militante di estrema destra Luca Traini tenta una strage di migranti a Macerata. A distanza di meno di un’ora l’uno dall’altro, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il leader della Lega Matteo Salvini pubblicano questi due tweet.
#Macerata Sparatoria contro cittadini inermi in una comunità già colpita dalla barbara uccisione di una ragazza. No a un’escalation di odio e violenza. Fermiamola subito. Fermiamola insieme.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 3 febbraio 2018
La violenza non è mai la soluzione, la violenza è sempre da condannare.
E chi sbaglia, deve pagare.
L’immigrazione fuori controllo porta al caos, alla rabbia, allo scontro sociale.
L’immigrazione fuori controllo porta spaccio di droga, furti, rapine e violenza.#Macerata pic.twitter.com/zWDicTNEp6— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 3 febbraio 2018
Davanti alla violenza, le diverse reazioni di due Italie che non si parlano: da una parte l’appello all’unità di Gentiloni, dall’altra il marketing della paura di Salvini.
L’ultimo affondo del Caimano. Questa campagna elettorale ha visto, tra le altre cose, l’esordio sulle piattaforme social dell’ottanunenne Silvio Berlusconi. La migrazione è riuscita a metà: il suo staff ha utilizzato molto i social media, ma si è percepita spesso l’assenza di autenticità. Tuttavia, l’immarcescibile presenza scenica del leader di Forza Italia ha comunque consentito il rilancio sui social di alcune battute e intermezzi che il personaggio ha nel suo dna. Come ad esempio qui, all’indomani dell’esplosione del caso “rimborsopoli”, il 13 febbraio:
La mia risposta allo scandalo Rimborsopoli che sta travolgendo il Movimento 5 Stelle. pic.twitter.com/mf1i988dBW
— Silvio Berlusconi (@berlusconi) 13 febbraio 2018
I #rudimenti di Boldrini. Uno dei motivi ricorrenti della campagna elettorale 2018, sui social e altrove, è stata l’accesa rivalità tra Matteo Salvini e Laura Boldrini. All’inizio la presidente della Camera subiva in silenzio gli sfottò e le provocazioni del leader della Lega. Col tempo si è sciolta e ha contrattaccato, traendo anche giovamento da questo duello dialettico, e oscurando, probabilmente, anche il candidato premier di Liberi e Uguali Pietro Grasso. Qui vediamo i “#rudimenti” di Laura Boldrini in replica a un tweet di Salvini:
Tranquillo, ho un altro impegno. Paura eh? #rudimenti
— laura boldrini (@lauraboldrini) 22 febbraio 2018
Da approfondire a urne chiuse chi dei due abbia tratto maggiore giovamento, presso il proprio target elettorale, da questa rivalità: forse entrambi nella stessa misura.
Il giuramento di Salvini. E’ il 24 febbraio, una settimana al voto e Matteo Salvini giura in nome dei Vangeli di fronte ai 50mila fedelissimi in piazza Duomo a Milano. Un tweet e un gesto che sono l’esito coerente del primo tweet mostrato in questo articolo: quello che fu un movimento secessionista e antipolitico oggi è un partito istituzionalizzato fondato sul nazionalismo e il richiamo ai valori tradizionali.
#Salvini: Prima di farlo istituzionalmente, oggi, col cuore, davanti a voi, mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, ai 60 milioni di italiani, di servirvi con onestà e coraggio, applicando la Costituzione e seguendo gli insegnamenti del Vangelo #PRIMAGLIITALIANI
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 24 febbraio 2018
La lista dei ministri: il coup de théâtre di Di Maio. Per tutta la campagna elettorale si è tenuto alla larga dai temi del giorno, a meno che non fossero funzionali alla sua strategia, come nel caso dell’inchiesta di Fanpage. Ha seguito costantemente una propria agenda, di temi e appuntamenti. Poi, a pochi giorni dalle elezioni, Luigi Di Maio ha annunciato via Twitter di voler rispettare quanto sempre dichiarato in questi anni: ovvero di poter comunicare prima del voto quale sarebbe la squadra di governo del Movimento 5 Stelle in caso di vittoria.
Giovedì 1 marzo al salone delle fontane si terrà l’evento di presentazione della squadra di governo che sarà proposta al Presidente della Repubblica
Tre donne saranno in tre ministeri chiave: esteri, interni e difesa#nonelarena
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 25 febbraio 2018
Così facendo, Di Maio e il Movimento hanno assestato il colpo di comunicazione più importante della fine della campagna elettorale 2018.