Sul fondo di una gravina naturale tra Vieste e Mattinata (Foggia), a una profondità di oltre 30 metri, sono stati ritrovati resti di ossa umane. A fare la scoperta sono stati carabinieri Cacciatori di Sardegna e di Calabria, impegnati nelle indagini sull’agguato mafioso avvenuto il 9 agosto scorso a San Marco in Lamis e nel quale sono morte quattro persone: il boss di Manfredonia Mario Luciano Romito scarcerato solo 6 giorni prima, il cognato e due agricoltori testimoni dell’omicidio. All’interno della gravina sono stati ritrovati anche rifiuti e ossa di animali.

LE INDAGINI – I resti delle ossa sono stati scoperti durante un’ispezione delle gravine del Gargano e saranno inviate al Ris di Roma per risalire all’identità della vittima, attraverso l’esame del Dna. Non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno verrà compiuto un ulteriore sopralluogo nella stessa area con personale specializzato e attrezzature idonee per cercare eventuali elementi che possano far luce sul ritrovamento. A indagare sono i carabinieri del Comando provinciale di Foggia, che non si sbilanciano, anche se l’ipotesi più probabile è che si tratti di una vittima di lupara bianca. E sono una trentina le famiglie che in queste ore aspettano una risposta, perché altrettanti sono i casi di persone scomparse negli ultimi trent’anni nell’area della Capitanata.

I CASI DI LUPARA BIANCA E LE ULTIME SCOMPARSE – Una pista investigativa porta a Salvatore Ranieri, 25 anni, custode di un campeggio di Vieste scomparso nel nulla l’8 agosto del 2003. Un mese prima, il 7 luglio, era scomparso un altro guardiano di una struttura turistica: Angelo Iaconeta, 36 anni, di Mattinata. Era uscito con la sua Fiat Uno, che venne trovata dopo circa un mese regolarmente parcheggiata, con le portiere chiuse ma senza le sicure e con le chiavi e i documenti dell’uomo all’interno, in un’area da picnic in Foresta Umbra. Non si hanno più notizie di Alessandro Ciavarrella, invece, dall’11 gennaio 2009, quando scomparve da Monte Sant’Angelo. Dopo un anno all’associazione ‘Penelope Italia’ arrivò una lettera anonima. “Alessandro era un bravissimo ragazzo – c’era scritto – ma è stata l’influenza di quelli amici sbagliati che l’ha tradito. Si era messo in un giro più grande di lui e che neanche sapeva come uscirne fuori”.

Nell’agosto del 2013 è svanito nel nulla, a San Nicandro Garganico Angelo Tricarico, 27 anni. Era uscito la mattina del 22 agosto dicendo alla moglie che sarebbe rientrato a breve. E nonostante gli appelli della madre, non si sa nulla neppure di Francesco Armiento, di Mattinata, scomparso nel 2016 e in passato testimone oculare di un omicidio. Un’altra pista è quella che porta al nome di Pasquale Notarangelo, di cui non si sa più nulla da maggio 2017. Il padre Onofrio era stato ucciso il 27 gennaio dello stesso anno, mentre lo zio Angelo, ritenuto al vertice dell’omonimo clan, era stato vittima di un agguato di mafia  il 26 gennaio del 2015.

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