Spesso si legge del profondo mutamento subito da Firenze, con il centro “intasato” da appartamenti messi a disposizione del turismo veloce, quello strettamente legato alle rotte delle linee aeree lowcost.

A Madrid a incidere sulla pianificazione urbanistica della terza metropoli europea (è inferiore in numero di abitanti solo a Londra e Berlino) non è tanto la mano di un urbanista quanto le future regolamentazioni municipali de “los pisos turísticos”, quelle abitazioni nei condomini destinate dai proprietari al turismo di massa.

La capitale spagnola è una città in crescita costante, malgrado sia soltanto 27esima nella classifica del Global power City la quale prende in esame il grado di vivibilità e gli indici economici di 44 città del mondo (l’unica italiana in graduatoria è Milano, trentaduesima), ha visto il suo Pil fare un’impennata verso l’alto. Per la prima volta nella storia, nel corso del 2018, si stima che l’agglomerato di Madrid strapperà, seppure per pochi decimali, alla ricca Catalogna la leadership di area più produttiva del paese, con un aumento del prodotto interno tale da renderla prima regione spagnola per gettito fiscale in favore delle casse pubbliche.

Lo scorso anno la regione di Madrid aveva battuto un altro record: l’arrivo in città di ben dodici milioni di turisti, principalmente stranieri, i quali hanno consumato nella capitale un 15,9% in più che nel 2016.

Flussi economici che non potevano lasciare indifferente il mercato degli affitti, uno studio statistico condotto dal Comune di Madrid ha rilevato che, nel centro cittadino, ogni cinque appartamenti uno è destinato a servizi turistici, con il portale Airbnb a farla da padrone. Con conseguenti innesti di turisti “mordi e fuggi” in condomini oramai svuotati di residenti. E con nuovi conflitti, inimmaginabili fino a qualche anno fa: le associazioni degli albergatori contestano la tiepidezza dell’amministrazione guidata da Manuela Carmena, eletta sindaco con la formazione di sinistra “Ahora Madrid”, incapace di affrontare con risolutezza la questione. Ritengono che la mancata puntuale regolamentazione del fenomeno, accompagnata dalla forte evasione fiscale del sistema dei “pisos turísticos”, sia fonte di concorrenza sleale.

La corporazione dei gestori di appartamenti turistici vede con sospetto ogni progetto teso a disciplinare il servizio, quando si pensa di introdurre un sistema di certificati di idoneità si grida alla stretta inaccettabile, se il sindaco Carmena propone, per i proprietari privi di licenza, limitazioni nell’affitto a soli 90 giorni all’anno, o a 60 giorni come previsto ad Amsterdam, si lamenta la mancata redditività dell’attività.

Gli affittuari residenziali, intanto, provano sulla loro pelle la crescita esponenziale dei canoni, oggi un rinnovo locativo può comportare aumenti fino al 38% rispetto al 2014. A Lavapiés, uno dei quartieri più caratteristici e multietnici di Madrid, i residenti hanno costituito l’associazione “Lavapiés, ¿dónde vas?”, denunciano mancati controlli municipali sulla rete dell’accoglienza, l’imperante abusivismo nei servizi turistici, le forti speculazioni dei fondi di investimento, lo snaturamento dei quartieri.

Tutto cambia nella città mutevole, con i “lugareños”, i residenti “storici” che lasciano il campo ai transeunti…come noi.

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