La Slovacchia non ha dato nessun aiuto di Stato a Embraco per rilocalizzare la produzione. “Il ministro dell’Economia della Repubblica Slovacca, Peter Ziga, ha dichiarato che il governo slovacco non ha messo in pratica nessun supporto agli investimenti per Embraco”, ha detto l’ambasciatore Ján Soth al Giornale diplomatico. “Ogni sostegno garantito finora è sempre stato in linea con le regole europee, adeguatamente negoziato e reso noto”.

Quanto alla richiesta di chiarimenti ricevuta dalla Commissione europea dopo le contestazioni del ministro dello Sviluppo italiano Carlo Calenda“risponderemo con la documentazione che prova che non abbiamo fornito alcun aiuto diretto o indiretto alla decisione di Embraco di delocalizzare la sua produzione”. “La Slovacchia”, continua un diplomatico citato dall’Ansa, “è conosciuta per la sua forza lavoro di alta qualità e la produttività del lavoro. Nel caso di Embraco, crediamo che sia una decisione puramente industriale quella di delocalizzare usando una buona opportunità di business”. La Slovacchia “ha sempre supportato il dialogo franco e la comunicazione fra i suoi partner più vicini” e “secondo noi, questo caso deve essere discusso attraverso i canali appropriati, non sui media”.

Giovedì pomeriggio, intanto, all’Unione Industriale di Torino c’è stata l’ultima rottura tra l’azienda e i sindacati italiani, che hanno abbandonato la riunione. Si è chiusa così senza accordo la trattativa sindacale prevista dalla legge sulla procedura di licenziamento. Il tavolo proseguirà ora, per altri trenta giorni, in sede istituzionale, al ministero o presso la Regione Piemonte. Se non si raggiungerà un accordo, lunedì 26 marzo scatteranno i 497 licenziamenti a Riva di Chieri.

La risposta della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager alla lettera inviata dall’Italia arriverà entro due settimane: Bruxelles deve ancora analizzare nel dettaglio i termini della questione e per verificare le accuse dell’Italia contro la Slovacchia sull’improprio utilizzo di aiuti di Stato potrebbe aver bisogno di maggiori informazioni dai due Paesi. Calenda ha fatto sapere che con la controllata Invitalia continua a lavorare per individuare imprese in grado di dare un futuro al sito torinese. Ci sono già stati incontri e altri sono in agenda. I tempi sono strettissimi e all’inizio della prossima settimana il ministro vedrà i sindacati per aggiornarli. Lavora su ipotesi di reindustrializzazione anche la Randstad Solution, società torinese di consulenza, a cui si è rivolta l’Embraco.

La Fiom teme che l’azienda del gruppo Whirlpool convochi individualmente i lavoratori per proporre loro di trasformare il rapporto di lavoro passando al part time, fino a ottobre, per evitare il licenziamento immediato. “Il passaggio al part time deve essere chiesto dal lavoratore e non può essere un’arma di ricatto. Siamo pronti a portarli in tribunale”, minacciano i metalmeccanici Cgil. Le tute blu Embraco preparano, intanto, la trasferta a Bruxelles, prevista alla fine della prossima settimana: la Regione Piemonte, che parteciperà con una sua delegazione, è disponibile a contribuire alle spese.

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