“Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso”. La frase di matrice pirandelliana ho provato a metterla in bocca a Roger Federer che in una serata di febbraio dell’anno domini 2018 stupisce ancora tutti e ancor più se stesso. L’incredulità di ciò che gli accade stampata in viso sembra farlo uomo pieno di dubbio e meraviglia che ancora mette alla prova se stesso.

Uno: Roger Federer torna numero uno al mondo a 36 anni sei mesi e 11 giorni. È semplicemente un record del tennis. Essere il numero uno non sempre fa rima con qualcosa di assoluto, ma nel caso dello svizzero, redivivo da un anno e scientemente tornato in cima alla classifica Atp dopo aver fatto due calcoli e accettato la wild card al torneo di Rotterdam, l’assoluto è una consacrazione cercata, voluta e inseguita. Un voler fare i conti con se stesso, unico vero avversario con cui misurarsi dopo tre lustri da campione. Un vezzo, forse una coroncina da indossare sopra una aureola per chi non ha più nulla da dimostrare o per non lasciare nulla di intentato in questa parentesi aurea da over 35.

Nessuno: come lui difficilmente ne racconterò in questa vita. Già ora potrei chiudere il capitolo di un tennista che prima ha dominato poi sofferto, sul piano agonistico, fisico, tecnico e motivazionale ma è risorto. Una crisi degli avversari è indubbia ma bisognava esserci se Nadal, Djokovic e Murray steccano e a 35 anni nulla era così scontato. Nessuno infine, ci avrebbe scommesso a fine 2016, nessuno.

Centomila: è una cifra buttata a caso, forse sottostimata, di coloro che possono annoverarsi fra i detrattori. Inevitabili presenze votate alla critica a prescindere: “non è il più forte”, non è il migliore”, “ha avuto fortuna”, “non gioca il miglior tennis” e altre bestialità mascherate da competenza tennistica che non riconoscono a Roger Federer il ruolo che gli spetta! Tennista più forte e vincente di tutti i tempi! Raramente i due aggettivi coincidono negli sport e forse è questa congiunzione miracolosa che non torna. Insolita considerando tutte le discipline sportive individuali. Forse Merckx, forse Phelps o forse Stenmark. Forse, però, perché 15 anni non è durato mai nessuno e poi, il bello deve ancora venire. Almeno la sensazione è questa, e somiglia all’immortalità!

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