È stato condannato all’ergastolo con isolamento diurno Carmine D’Aponte, riconosciuto responsabile dell’omicidio della moglie, Stefania Formicola, la donna di 28 anni uccisa all’alba del 19 ottobre del 2016 a Sant’Antimo (Napoli), con un colpo di pistola al cuore. Stefania fu colpita dal marito dal quale si stava separando con il quale era ferma in auto. La sentenza è stata emessa dal gup del Tribunale di Napoli Nord, al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato. “Era questo il nostro scopo, ma non mi aspettavo che lo condannassero all’ergastolo. Questa volta è stata fatta veramente giustizia” dice Adriana Esposito, la madre di Stefania. “Lui è rimasto impassibile, – ha detto ancora la donna, che ha atteso la sentenza in aula insieme con il marito Luigi Formicola – non ha mostrato nessun segno di pentimento, neppure davanti a una sentenza così dura“.

In una lettera la donna aveva lasciato una sorta di testamento: “Alla mia morte, qualunque ne sia la causa, mio figlio deve essere affidato a mia madre e mio padre e in caso di loro morte a mia sorella Fabiana”. La lettera, data 2013, testimoniava i rapporti difficili tra i due. La cittima aveva mostrato più volte l’intenzione di chiedere la separazione dal marito, ma poi era arrivato un altro figlio. Dopo l’arresto l’uomo aveva tentato di far credere all’incidente: “Il colpo di pistola che ha ucciso Stefania è partito accidentalmente, non volevo ucciderla, gli ho solo fatto vedere l’arma che portavo perché avevo paura di mio suocero, lei – aveva detto al gip durante l’interrogatorio di garanzia – voleva sfilarmela dalle mani e così è accaduta la disgrazia. La mattina ci eravamo dati anche un bacio. Io l’amavo”. Dalle indagini era emerso che D’Aponte era stato spesso violento e per questo Stefania già da tempo temeva per la sua vita.

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