Non bastano il codice penale e quello disciplinare: ora arriva anche quello deontologico per gli insegnanti. A proporre la tavola dei comandamenti cui dovranno attenersi i docenti è l’associazione nazionale presidi che con la collaborazione di Save the Children è pronta a elaborare le regole etiche che maestri e professori dovranno rispettare. Stop alle chiacchiere da corridoio, agli insulti via chat tra docenti e tra presidi, all’uso improprio dei social nel rapporto insegnante-alunno. Vietato anche parlare male della scuola o dei colleghi davanti agli studenti. Negli annali del ministero dell’Istruzione esiste già una pubblicazione del 2002 che parla del codice deontologico. In quel testo si fa riferimento al rispetto del segreto professionale, al dovere del docente di tenere un comportamento che sia di esempio ai suoi allievi, all’importanza di una valutazione imparziale esplicitando i criteri adottati e premiando il merito nello studio. Nei tredici punti elencati nel documento scritto 16 anni fa si chiede all’insegnante di “riconoscere la famiglia come interlocutore indispensabile” e di “contribuire al buon funzionamento della scuola con la partecipazione responsabile ai momenti collegiali”.

Mario Rusconi, vice presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi, è partito proprio da questo documento per proporre il nuovo codice deontologico. “Save The Children – spiega il dirigente – ci ha comunicato che ha elaborato una sorta di codice per la scuola dell’infanzia. Organizzeremo una commissione per elaborarne uno per la primaria e secondaria di primo grado al fine di indicare le direttrici ideali. Non va confuso con il codice disciplinare, civile o penale. L’etica verso la famiglia, ad esempio, “impone” che un insegnante in classe non faccia osservazioni su come è stato educato un alunno. Ci sono questioni che non sono punibili dal punto di vista penale ma deontologico. È un modo per restituire autorevolezza ai docenti”.

Nessuno verrà multato se violerà una regola ma verrà richiamato ad attenersi alle norme morali e professionali sancite dall’istituto cui appartiene. L’associazione nazionale presidi non pensa ad un mansionario ottocentesco, non vuole surrogare le regole che già esistono ma chiama in causa autorevolezza e senso di responsabilità. Rusconi vuole offrire alle scuole un aiuto di fronte all’improprio uso dei social da parte degli insegnanti ma sa che non può fare nulla nei confronti delle chat tra genitori: “Non serve il proibizionismo totale ma sono necessarie delle regole. Gli insegnanti non possono entrare nel merito delle chat dei genitori mentre nei rapporti tra professore e alunno è possibile intervenire. Visti i fatti dobbiamo riflettere sull’opportunità e sui limiti del rapporto social insegnanti-ragazzi ma anche sull’uso improprio che ne fanno gli adulti. Persino i presidi nelle chat si insultano. Esiste un cyberbullismo degli adulti molto più pericoloso di quello tra ragazzi”. Nelle prossime settimane verrà convocato un tavolo che si metterà al lavoro per ufficializzare nel giro di qualche mese il codice deontologico.

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