L’Italia è un grande Paese, che nel passato ha saputo affrontare una feroce stagione di terrorismo politico interno, nota a tutti come “anni di piombo” e durata almeno un decennio. Fu una stagione punteggiata da omicidi politici, stragi, rapimenti e che rese necessaria l’invenzione di un verbo intraducibile, truculento e granghignolesco: “gambizzare“. Per rispondere a quella stagione, non mancarono da alcune parti le richieste di reintroduzione della pena di morte (Almirante e il Msi, per esempio), ma la Repubblica seppe non perdere la bussola e non indietreggiò dai principii illuministici di Cesare Beccaria.

Certo: ci furono anche leggi speciali, ma il risultato più importante di quella dolorosa pagina, fu infine la legislazione penale premiale per i pentiti e i collaboratori di giustizia (la cosiddetta Legge Gozzini, che fu la più famosa, ma non l’unica), il grimaldello giuridico che consentì allo Stato di smontare le varie organizzazioni terroristiche svuotandole dall’interno. Un modello giuridico ancora oggi apprezzato e studiato in tutto il mondo.

A livello politico, a parte qualche incertezza dei primissimi tempi, quel che non mancò durante gli anni di piombo fu la presa di distanza netta di ogni forza politica nei confronti di coloro che avevano imbracciato un’arma. Gli slogan “compagni che sbagliano” o “né con lo Stato, né con le Br” furono sì urlati per diversi anni nelle piazze da diversi italiani fiancheggiatori privi di pietas e senso della realtà, ma l’appoggio dei partiti politici, dei sindacati e degli altri corpi intermedi alla lotta al terrorismo fu un fenomeno fondamentale per “asciugare l’acqua in cui i pesci nuotano”, come si diceva all’epoca.

Oggi, nel 2018, mentre le cronache tornano a registrare a Macerata un gravissimo attentato terroristico di matrice neofascista, con l’inedita per l’Italia aggiunta xenofoba, contro degli inermi cittadini dalla pelle più ricca di melanina della media, registriamo invece le gravissime dichiarazioni di due politicanti italici di primo piano, eppure di infima qualità:

“Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle. Ma è chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale“. Matteo Salvini, sul fascio-leghista sparatore di cittadini maceratesi dalla pelle scura.

“Chi usa la violenza sbaglia sempre, annunciare di averla usata per di più su un social network è profondamente sbagliato, ma io non mi sento di giudicare il comportamento di una persona che in quel momento vede la sua compagna o i suoi figli in pericolo”. Roberta Lombardi, sul candidato M5s che ha dichiarato di aver ‘menato’ di rumeni.

Se il collega Guido Vitiello sardonicamente commenta: “Direi che c’è come minimo materia per un dialogo”, io penso che il popolo italiano, a cominciare da leghisti e cinquestelle, non si meriti politici così inutili.

I politicanti del “ma” dinanzi alla violenza vanno isolati, rovesciati e cacciati via dal consesso democratico, con le buone, prima che arrivi qualche esaltato dall’altra parte che pensi di eliminarli usando quella stessa violenza che loro giustificano con tutta l’infame pochezza dei loro “ma”.

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