Circa 5.000 persone nella giornata di ieri hanno attraversato Genova in corteo per manifestare contro la concessione di spazi a formazioni di ispirazione fascista come quelle che, negli ultimi tre anni, hanno alzato le serrande delle loro sedi nella città decorata con la medaglia d’oro per la Liberazione nel 1945. Un corteo eterogeneo composto prevalentemente da giovani dell’area dei centri sociali, associazioni, esponenti della sinistra, portuali ma anche anziani e famiglie con bambini: “Scendiamo in piazza perché essere antifascisti significa anche contrastare le politiche di governo fasciste, oltre che i neofascisti” specificano nella convocazione del corteo i militanti di “Genova Antifascista”, assemblea permanente che si riunisce da alcuni mesi per contrastare la crescita delle destre in città. “Non possiamo assistere passivamente alle politiche italiane ed europee di devastazione sociale e xenofobia che affamano, sfruttano, militarizzano le città, emanano decreti che limitano la libertà, aprono le strade alle merci alzando muri agli esseri umani, costruiscono campi lager in Libia e finanziano guerre” da queste divergenze sull’interpretazione dei valori dell’antifascismo nella pratica politica, più che sulla base della richiesta di non portare le bandiere di partito, si sono tenuti ben lontani dalla manifestazione gli esponenti del Pd. Presenti al corteo anche delegazioni di militanti antifascisti di altre città d’Italia.

In una città blindata, il corteo si è svolto pacificamente sfilando di fronte alla sede di Lealtà e Azione – dove la porta è stata coperta con un pannello dove si può leggere un’elenco di militanti morti ammazzati negli ultimi anni da persone vicine all’estrema destra o nell’ambito di manifestazioni – e a pochi passi dalla saracinesca nera videosorvegliata di Casa Pound, in piazza Alimonda, dove la notte del 12 gennaio un militante dell’assemblea antifascista è stato inseguito da un gruppo di persone mentre attaccava manifesti ed è stato raggiunto da una coltellata alle spalle. Quando la testa del corteo era già all’imbocco di via XX Settembre, un chilometro più indietro quattro persone con il volto coperto hanno danneggiato la vetrina blindata di un istituto bancario, a favore delle telecamere dei giornalisti presenti sul posto e poco distante dallo schieramento delle forze dell’ordine, per poi spostare le loro attenzioni sulla vetrina di un’agenzia immobiliare, prima di essere raggiunti e allontanati dal servizio d’ordine gestito dagli organizzatori del corteo

Articolo Successivo

Macerata, il momento dell’agguato di Traini al bar H7: la scena della sparatoria ripresa dalla videosorveglianza

next