Dopo anni di militanza e una gavetta nel mondo indie bresciano, i fratelli Ettore e Marco Giuradei si presentano al grande pubblico con un progetto ambizioso che va sotto il nome di Dunk. Una “superband” nata in modo pressoché spontanea, che può vantare un paio d’assi nella manica che sono la batteria di Luca Ferrari, in licenza temporanea dai Verdena, e la chitarra di Carmelo Pipitone, prestato a tempo indeterminato dai Marta Sui Tubi.

Due presenze che contano, decisive nell’imminente tour che partirà dalla Latteria Molloy di Brescia il prossimo 9 febbraio. Le undici canzoni che compongono l’album omonimo, sono frutto di jam informali tenute presso la Taverna Studio e il risultato è un disco muscolare, diretto, crocevia tra hard rock, psichedelia e punk, che seduce con quel suo carattere ambiguo ed evidenziato dai frequenti cambi d’atmosfera e dagli intrecci sonori. Abbiamo intervistato Ettore Giuradei per saperne di più su questa band e sul disco uscito per Woodworm Music.

Ettore, partiamo dal nome che vi siete dati. Qual è il suo significato?
Nel momento in cui si doveva decidere che nome dare alla band è venuto fuori questo termine, Dunk,  che sta per Dio Punk. Solo in seguito abbiamo scoperto gli altri significati del termine, come inzuppare o slam dunk, che viene utilizzato nel basket. Il nome indica però il nostro approccio al disco, che è stato molto punk, molto diretto. E rispecchia il nostro spirito anarchico, fatto di scelte libere, prese senza seguire regole.

Come nasce questo progetto e quali sono le vostre ambizioni?
È nato in modo molto spontaneo. Personalmente stavo seguendo un percorso da solista e nel frattempo scrivevo pezzi toccando principalmente il tema del doppio e di una certa inadeguatezza dell’esistere. Contemporaneamente,  mio fratello Marco e Luca Ferrari hanno iniziato a jammare insieme, ma dopo un po’ di tempo, vedendo che né io né loro riuscivamo a concretizzare questi percorsi, un giorno che sono capitato da loro mi hanno chiesto se avessi voglia di provare un paio di pezzi miei con loro, è così che ha preso forma il progetto parallelo ai percorsi di vita di ognuno, che doveva prender vita necessariamente perché, tutti ci siamo innamorati della musica che è nata da questo fortuito incontro. La cosa buffa è che nelle mie intenzioni il progetto che avevo in testa era senza batteria, ma alla magia e all’alchimia non puoi comandare. Mi sono fatto coinvolgere, dopodiché ho proposto a Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi, dei quali sono un gran fan, di unirsi a noi.

Fulcro della band sembra la batteria di Luca Ferrari, il quale, volenti o nolenti, vi ha reso un po’ Verdena. E la tua voce effettata non fa molto per nasconderla…
Sicuramente è scoccata una scintilla tra me e Luca, e ti confesso che ero molto ingolosito dall’avere in squadra un batterista come lui. Pensando al futuro, è una ottima occasione sia per me che per mio fratello Marco. A livello di sound la peculiarità del progetto è proprio la batteria e mi permetto di dire anche la voce e i testi. Il fatto di effettarla equivale un po’ a staccarsi dal nostro percorso precedente, visto che la scrittura è molto simile, essendo io l’autore dei testi. Stavo cercando un modo per rendere tutto diverso, e inoltre mi stavo stancando della mia voce. Così, su consiglio di Luca e Carmelo, che sono grandi conoscitori di musica internazionale, mi hanno convinto a effettare la voce, dicendomi che anche John Lennon, a un certo punto,  stufo della sua voce, cominciò a usare questo espediente.

Nei testi ci sono molti riferimenti alla letteratura e alla poesia: Ugo Foscolo, Samuel Beckett, Haruki Murakami, Carmelo Bene, Antonin Artaud. Pensate anche voi, che l’unica forma di resistenza sia rispolverare le grandi figure del passato?
Sono degli esempi di pessimismo attivo, soprattutto Bene e Artaud, che mi affascinano per il loro lavoro che oltretutto sento vicino. In questo vuoto di valori, sento una certa impotenza, ma il fatto di poterne scrivere mi libera, dandomi un senso a questa vita, come direbbe Vasco. Mi piace inserire dei versi e degli omaggi a delle persone che in questo momento mancano. È un po’ come aprire le finestre delle pareti dello spirito per far entrare aria fresca. Immagini di respiro, di sollievo e di speranza.

Cosa speri che chi ascolta questo disco recepisca?
Spero che venga sorpreso e gli venga lo stimolo per far nascere una voglia di ricerca, che è quello che capita a me quando ascolto brani di altri. Spero in questo, di aver dato il mio contributo.

Calendario dei concerti:
09-feb Brescia Latteria Molloy / Albori d’inverno
10-feb Livorno The Cage
17-feb Firenze Glue
23-feb Sant’Egidio alla Vibrata (TE) Dejavu
24-feb Frattamaggiore (NA) Soundmusic club
08-mar Bologna Locomotiv
10-mar Modena Off
17-mar Milano Serraglio
24-mar Foligno (PG) Supersonic
31-mar Arezzo Karemaski
06-apr Bergamo Druso
07-apr Rovereto (TN)  Smartlab
12-apr Roma Monk
14-apr Corneliano d’Alba (CN) Cinema Vekkio
25-apr Torino sudore | X Resistenza – sPAZIO211

Articolo Precedente

Grammy Awards 2018, i vincitori – Bruno Mars è il re della serata: conquista tutti e sei i premi a cui era candidato

next
Articolo Successivo

La vera storia del canto gregoriano non è quella che ci hanno sempre raccontato

next