Le tasse, da diminuire, abbassare o eliminare. Quindi la riforma Fornero, il canone Rai e perfino la tutela degli animali. La campagna elettorale è ormai a pieno regime e si parla di tutto, e proprio di tutto, ma mai (o quasi) di disabili. Se ne è accorta la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH) e ha deciso di fare un appello pubblico alle forze politiche: non chiedono che le promesse siano addirittura rispettate, ma che almeno si cominci a parlarne. “La politica dimentica le persone con disabilità”, dice a ilfattoquotidiano.it Vincenzo Falabella. “Neanche in campagna elettorale i partiti hanno fatto proposte e aperto un dibattito pubblico attorno alle politiche attive a sostegno di milioni di donne e uomini con disabilità che vivono in Italia”. I candidati, parlamentari uscenti o meno, che rappresentano i disabili ci sono, ma nonostante ciò i temi non riescono a stare sulle prime pagine dei giornali o a guadagnarsi la testa dei comizi. Ma di cosa chiedono di parlare? Caregiver e Dopo di noi, ad esempio. Ma anche un incremento “urgente e necessario” del Fondo per la non autosufficienza, l’aumento della pensione di invalidità civile che attualmente è considerata “irrisoria” (280 euro netti al mese), il potenziamento delle politiche per l’inclusione lavorativa dei disabili, l’accessibilità dei sistemi del trasporto pubblico locale e la possibilità di ottenere “a prezzi consoni” gli ausili tecnologicamente avanzati per vivere il più possibile una vita dignitosa. “Bisogna che i partiti”, chiude Falabella, “capiscano che è necessario un intervento del legislatore per dare risposte rapide, lungimiranti ed efficaci ai bisogni e alle necessità crescenti. Siamo di fronte ad una prossima esplosione della questione sociale nel nostro Paese. Quando i diritti dei più deboli non vengono garantiti dallo Stato, i suoi governanti perdono credibilità di fronte alla cittadinanza”. Un appello simile era stato lanciato nei giorni scorsi dalle sorelle Elena e Maria Chiara Paolini che avevano addirittura scritto al premier Paolo Gentiloni chiedendo più considerazione. Per il momento nessuno, né la Fish né le due ragazze, ha ricevuto risposte.

Diritto alla salute – Uno dei punti centrali dell’appello è quello sul diritto alla salute. La Fish chiede di “attribuire un ruolo centrale alle persone con disabilità nei programmi di abilitazione e riabilitazione affinché esse stesse siano protagoniste di rafforzamento delle attitudini e potenzialità individuali”. Quindi “la reale disponibilità di ausili e tecnologie adeguate, attuando realmente il nomenclatore tariffario approvato nei LEA e soprattutto adottando nuove linee guida sulla riabilitazione centrate sull’empowerment e non solo sulla centralità della riabilitazione clinica”. Perché, spiega Falabella, “le persone disabili continuano a incontrare ostacoli nella loro partecipazione nella società e a subire violazioni dei loro diritti umani in ogni parte d’Italia e in diversi momenti della loro vita. Per queste ragioni il movimento delle persone con disabilità e dei loro familiari chiede con determinazione un impegno non episodico nella direzione delle politiche e dei servizi inclusivi”.

Caregiver familiare e Dopo di noi – Nel concreto i disabili chiedono, tra le altre cose, la regolarizzazione giuridica della figura del familiare che si prende cura del parente disabile (Caregiver) e un miglioramento della legge approvata nel giugno 2016 sul Dopo di noi che ha suscitato diverse critiche (soprattutto sul fronte scarsissimo dei finanziamenti). “Per usare una fraseologia popolare, sui caregiver familiari siamo ancora a ‘caro amico’ . Al di là delle chiacchiere e delle raccomandazioni alle Regioni – precisa a Ilfattoquotidiano.it il presidente della FISH – serve una norma che non solo riconosca e valorizzi il ruolo del caregiver familiare, ma che renda certe le tutele previdenziali, di malattia, di tecnopatie e di riconoscimento di contributi utili al pensionamento con una conseguente copertura finanziaria. Però attenzione: tali interventi vanno affiancati a solide misure per la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro, per lo sviluppo del welfare aziendale, per contrastare l’abbandono del mondo del lavoro da parte dei familiari delle persone con disabilità, con particolare attenzione alle donne”. Ma tutto questo non è sufficiente. “A ben vedere questi interventi, che interessano milioni di famiglie, sono ancora una volta correlati al rischio di impoverimento che ci sta particolarmente a cuore. E sono anche legati, indirettamente, ad altre istanze quali il Dopo di noi e la Vita indipendente”. Perché? “Perché agire sulla famiglia, attuale e futura, e aprire nuove opportunità non significa solo intervenire sulle emergenze, ma anche investire sulle condizioni di vita delle comunità di domani”.

Importi delle pensioni di invalidità “da incrementare” – Altro tema su cui le persone disabili e le loro associazioni chiedono impegni solidi e concreti è quello dell’importo della pensione di invalidità ritenuto “assolutamente insufficiente e fermo da anni a livelli bassissimi”. Così a fronte di promesse di ogni tipo su pensioni o reddito minimo, i disabili gravi, che recepiscono 280 euro mensili come pensione di invalidità, non li cita nessuno. “Il tema – dice il presidente della Fish a Ilfatto.it – non è meramente quello della monetizzazione, e quindi di un auspicabile aumento delle provvidenze assistenziali a invalidi civili, ciechi e sordi. Evidenziamo ancora una volta il dato che la disabilità è uno dei primi fattori determinanti dell’impoverimento, non solo economico, di troppe famiglie italiane. Comporta l’esclusione del mondo del lavoro, un carico di spese, dirette e indirette, per assistenza, per partecipare, per vivere. Non è solo una istanza per vedersi riconosciuta una maggiore dignità, ma anche una richiesta più complessiva di uscire dalla marginalità in cui milioni di famiglie sono confinate. L’aumento di quei trattamenti pensionistici è una delle varie misure che richiediamo con forza”.

I rappresentanti dei disabili nei partiti – E’ scorretto però dire che i disabili non sono rappresentati in Parlamento. Ci sono eletti uscenti e altri che hanno annunciato la loro candidatura alle prossime elezioni. La loro presenza, però, non è bastata fino ad ora a promuovere nel dibattito politico nazionale i temi che riguardano direttamente la vita di milioni di persone disabili. Uno dei volti noti ad esempio è quello della deputata uscente Ileana Argentin (Pd), affetta da atrofia muscolare spinale (SMA). Oppure la collega che fino a poco fa sedeva alla Camera Laura Coccia, ex campionessa paralimpica italiana dei 100 metri che convive con una tetraparesi spastica. Per entrambe ancora non è stato reso noto se correranno alle prossime elezioni. Chi si è invece già esposto è il Movimento 5 stelle, scegliendo di schierare nei collegi uninominali Vincenzo Zoccano, presidente del Forum italiano disabilità (Fid). E pure Antonio Nocchetti, dell’associazione Tutti a scuola onlus che correrà al Senato con Liberi e Uguali.

I disabili in Italia – Ma perché parlare di disabili? Intanto perché, come rilevato dal Censis, sono almeno 4,1 milioni in Italia, pari al 6,7% della popolazione. E il trend è in crescita: “Nel 2020 le persone disabili arriveranno a 4,8 milioni (il 7,9% della popolazione) e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040 (il 10%). Sono una fetta consistente di italiani che spesso, tuttavia, sembra ancora sconosciuta alla collettività” e secondo le associazioni delle persone disabili anche “ingiustamente invisibili agli occhi delle classi dirigenti politiche”. “Un italiano su 4 afferma che non gli è mai capitato di avere a che fare con persone disabili. Per il 75% degli italiani la disabilità viene fatta combaciare – scrive sempre il Censis – con una limitazione fisica, quindi una disabilità prettamente motoria, mentre sono invece le disabilità sensoriali, intellettive e con deficit comportamentali ad essere le più diffuse, e spesso le più nascoste. La spesa pubblica pro capite destinata alle persone disabili in Italia è di 450 euro a testa l’anno, cifra inferiore ai circa 600 euro l’anno della media europea”. Come investire di più? Con quali progetti e coinvolgendo quali attori? Domande a cui sarebbe interessante capire come intendono rispondere i partiti che si candidano al Parlamento. Ma la politica per ora non ha tempo di rispondere.

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