E’ stato escluso dalla maturità a giugno per essere stato sorpreso con il cellulare in mano; riammesso grazie al Tar alla sessione straordinaria di settembre; promosso con la votazione di 60 su 100; ora nonostante stia frequentando l’università, dovrà rifare l’esame di Stato. Lo ha deciso lo stesso tribunale amministrativo regionale delle Marche che dopo aver accolto la domanda cautelare di sospensione dell’esecuzione del provvedimento dopo qualche mese ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Maria Antonietta Cataldi e Cristina Macchioni.

Alessandro, 19 anni, di Ascoli Piceno dovrà dire arrivederci al corso di ingegneria al quale era iscritto con il consenso dell’ateneo e tornare al liceo scientifico “Orsini” per rifare l’ultimo anno. Ma non è finita: iscriversi a gennaio potrebbe essere troppo tardi. Secondo i legali non maturerebbe la frequenza necessaria per validare l’anno. E così oltre il danno la beffa: la maturità rischia di farla nel 2019.

Un’odissea per Alessandro e la sua famiglia che ora stanno valutando con gli avvocati se ricorrere in appello. Una storia infinita. Tutto ha inizio a giugno. Alessandro viene ammesso alla maturità con un sette e mezzo. Alla prova di matematica si presenta con un cellulare nonostante il divieto di introdurlo nella sede d’esame. Alle 14,20 il presidente della commissione si accorge che il ragazzo ha gli occhi sul telefonino. Secondo l’accusa avrebbe aperto l’applicazione di “WhatsApp” per vedere delle schermate che contenevano la trattazione di alcuni problemi e quesiti riguardanti la prova in questione.

A quel punto scatta immediatamente il ritiro del compito. Alessandro viene mandato a casa e quando si ripresenta a scuola per proseguire l’esame di Stato scopre che è stato escluso. I genitori non si arrendono. Grazie alle due legali fanno ricorso al Tar. Macchioni e Cataldi si appellano all’articolo 95 del Regio Decreto 653/1925 nella parte in cui la “norma prevede l’annullamento della singola prova”.

Maddalena Filippi, presidente della sezione prima, accoglie la domanda di sospensiva della delibera della commissione d’esame con cui è stata disposta l’esclusione del ragazzo da tutte le prove. Per Alessandro si apre uno spiraglio. I legali e la famiglia sanno che bisognerà attendere la decisione di merito del tribunale ma sono ottimisti. Il ragazzo il 22 settembre torna davanti alla commissione per fare l’esame nella sessione straordinaria, esclusa la prova di matematica. Ottiene la votazione di 60 su 100. Si iscrive al corso di ingegneria dell’Università. Inizia a frequentare le lezioni e si prepara ai primi esami in attesa dell’ultima parola del Tar.

Lunedì arriva la brutta notizia. I giudici rigettano il ricorso: “Alla più approfondita valutazione di merito l’odierno collegio – scrivono nella sentenza – ritiene che il ricorso debba essere respinto come già affermato, su casi analoghi, dalla più recente giurisprudenza amministrativa”.

La presidente, l’estensore Gianluca Morri e il consigliere Tommaso Capitanio, a sostegno della loro decisione fanno riferimento alle istruzioni ministeriali dove si cita che “nei confronti di coloro che violassero tali disposizioni (tra cui l’uso del cellulare ndr) è prevista, secondo le norme vigenti in materia di pubblici esami, l’esclusione da tutte le prove d’esame”.

Una decisione che ha lasciato a bocca aperta Alessandro e la sua famiglia ma anche i legali: “Il Tar ha invertito la rotta. Accogliendo la sospensiva aveva fatto credere il contrario. I giudici hanno fatto voli pindarici sostenendo che il Regio Decreto non è applicabile al caso ma che si deve tener conto delle circolari del ministero che danno indicazioni sull’esclusione. E’ mancato il coraggio di dire che il ministero emette delle circolari che non trovano fondamenta nella normativa”, spiegano Cataldi e Macchioni. Resta una sola certezza: Alessandro dovrà fare due volte la maturità visto che a settembre ha già sostenuto la prova.

Articolo Precedente

Sicilia, il cinese arriva in aula: “Lezioni dalle scuole d’infanzia alle superiori”

next
Articolo Successivo

Università e ‘laureifici’, non sarebbe più dignitoso andare a lavorare?

next