Da molto tempo si parla di “viaggi della speranza” di cittadini italiani che si spostano in altre regioni per ottenere maggiore sicurezza nella diagnosi e nella terapia di varie patologie, piccole e grandi. Secondo il rapporto Cergas Bocconi, la Calabria, da sola, genera l’8% dei viaggi sanitari verso altre regioni: ogni cittadino sborsa 1.875 euro l’anno per la sanità pubblica, di cui 126 euro se ne vanno per pagare il conto presentato da altre Regioni. L’immigrazione sanitaria consente ai lombardi di spendere “solo” 1.877 euro per una sanità d’eccellenza, risparmiandone 54, pagati appunti dai migranti in cerca di cure.

Facile avere regioni in bilancio ed altre al collasso. La Lombardia, da decenni in mano al centrodestra, è anche aiutata da imprenditori che votano Partito Democratico che, investendo in sanità, si guardano bene dal farlo con eccellenze dislocate al sud ma lo fanno, per puro interesse, soprattutto in residenze per anziani o riabilitative.

Poi ci sono i viaggi controcorrente. Io, grazie all’aiuto dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, ho bloccato i pullman di cittadini trasportati da Novara verso la Pio X di Milano per l’intervento di cataratta. Ora si sono spostati verso Castellanza. Aspettiamo la risposta della direzione sull’accesso agli atti ma continuiamo ad inseguirli nella regione più virtuosa!

Come risolvere questi problemi? Se fossi io il ministro della Salute sicuramente rilancerei la sanità pubblica, con investimenti anche al sud, controllando maggiormente la sanità privata accreditata che non faccia giochetti solo per il guadagno della azienda sanitaria. Non permetterei accreditamenti, e cancellerei quelli esistenti, senza equilibrio. Ad esempio quante sono le strutture accreditate che non hanno Pronto Soccorso e deviano il lavoro verso gli ospedali pubblici che vengono collassati?

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