Cinque persone fermate per mafia ed estorsione mentre si preparavano a fuggire. L’ultima operazione della direzione distrettuale antimafia di Palermo è stata ordinata a tappe forzate per evitare che i sospetti si dessero alla latitanza. Ed ha beneficiato delle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia. In carcere è finito anche Giuseppe Biondino, figlio di Salvatore Biondino, autista e uomo di fiducia di Totò Riina. Per gli inquirenti è il nuovo “reggente” del mandamento di San Lorenzo ed è accusato di diverse estorsioni. I provvedimenti, firmati dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi, sono stati eseguiti dai carabinieri.

Biondino, nei mesi scorsi, aveva lasciato più volte Palermo per andare in Spagna con l’intenzione di organizzare la sua imminente latitanza. Arrestato anche Francesco Lo Iacono, altra parentela di “rango” in Cosa nostra: è il nipote del boss Francesco Lo Iacono, storico capomafia di Partitico. È accusato dell’incendio di una concessionaria di auto. Si stava preparando a partire per Düsseldorf per darsi alla latitanza. In carcere anche Salvatore Ariolo, Ahmed Glaoui, Bartolomeo Mancuso, accusato di mafia ed estorsione.

Un contributo fondamentale alle indagini è arrivato dalle dichiarazioni di Sergio Macaluso, arrestato dai carabinieri nell’inchiesta di dicembre scorso denominata Talea che portò in cella 25 mafiosi tra i quali Mariangela Di Trapani, moglie del boss Madonia. La donna aveva preso in mano le redini della cosca durante la detenzione al 41 bis del marito.  Macaluso, che da qualche settimana riempie pagine di verbali, è ritenuto dagli inquirenti uno dei nuovi elementi di vertice dello storico mandamento mafioso di Resuttana- San Lorenzo. Il neopentito ha dato un contributo rilevante al lavoro dei magistrati soprattutto ricostruendo i ruoli dei nuovi vertici della cosca e l’investitura di Biondino al comando del clan. Macaluso ha rivelato, tra l’altro, di aver partecipato alla riunione in cui il figlio dell’ex autista di Totò Riina sarebbe stato nominato capo. “Nel corso degli anni Cosa nostra, pur avendo mutato pelle e diversificato i propri affari, continua a essere viva e impegnata – anche attraverso il pizzo – nella ricerca quotidiana e ossessiva di denaro”, ha detto il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo commentando l’operazione.

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