Che non sarà un viaggio facile per Papa Francesco lo ha ammesso lo stesso Vaticano. Ma il Cile si sta presentando come una meta più difficile del previsto, senza contare i malumori dell’Argentina per essere stata, ancora una volta, ‘evitata’ dal proprio Pontefice. Dopo gli attacchi incendiari dei giorni scorsi a diverse chiese della capitale cilena Santiago, i dati appena pubblicati dall’istituto di ricerche Latinobarometro mostrano la forte sfiducia verso la Chiesa e il suo pastore. Il Cile è infatti il paese con il maggior grado di diffidenza tra i paesi latinoamericani con 5,3 punti su 10 di di fiducia verso il Papa, contro una media di 6,8 in tutta l’area.

Secondo l’indagine, Paraguay e Brasile sono quelli che danno i voti più alti a Papa Francesco, con rispettivamente 8,3 e 8 punti, mentre l’Argentina si pone al 10° posto, con 6,6 punti. Del resto negli ultimi 20 anni la Chiesa Cattolica ha perso appoggio in tutta l’America Latina. Solo in Messico è aumentata la quantità di cattolici, mentre in tutti gli altri Paesi il numero di credenti è calato ovunque: in Honduras del 39%, in Nicaragua del 37% e in Cile del 24%.

Chi ne ha beneficiato sono le altre confessioni, soprattutto quella evangelica, che in Latinoamerica attirano sempre più fedeli grazie ad una relazione con Dio più concreta e meno astratta. Per quanto riguarda il Cile a incidere c’è stato anche il caso di Fernando Karadima, il sacerdote della Santiago bene, accusato di numerosi abusi sessuali su giovani, per anni coperto dalla Chiesa, e solo nel 2010, sei anni dopo le prime denunce, condannato dal Vaticano e costretto a ritirarsi ad “una vita di preghiera e penitenza”.

Le sue vittime, come quelle di altri sacerdoti accusati di abusi, si aspettano, o sperano fortemente in parole di scuse da parte del Papa. A scavare un solco ancora più profondo c’è stata poi la nomina tre anni fa a vescovo di Osorno di Juan Barros, uno dei sacerdoti del circolo di Karadima, accusato di essere a conoscenza dei suoi abusi. Una scelta contestata fin dall’inizio dalla comunità della città, che ha fatto arrivare nelle mani di Papa Francesco una lettera di protesta.

“Qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa – ha detto Bergoglio salutato da un applauso, nel suo discorso alle autorità e alla società civile al Palazzo della Moneda – desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta”.

Sarà forse per tutto questo che questo viaggio è stata atteso con meno entusiasmo del previsto. Molti cileni non hanno gradito le spese eccessive per la visita, ritenuta importante solo dal 23% della popolazione, e finora le vendite dei gadget papali non sono decollate. Anche gli argentini arrivati, che si aspettavano in massa in visita, sono stati meno del previsto. Alla frontiera dei due Paesi nel fine settimana c’è stato un aumento dei viaggiatori solo del 10%.

Nella patria del Papa molti sono rimasti delusi per essere stati ancora una volta, nel suo sesto viaggio in Latinoamerica, ‘dribblati’ senza spiegazioni chiare. Jorge Oesterheld, portavoce della Conferenza episcopale argentina, ha definito “doloroso che lui passi sopra di noi e atterri dall’altro lato”. I prossimi giorni diranno se il Papa sorprenderà tutti con un gesto inaspettato, come spesso fa, per cercare di sanare una frattura che per ora non accenna a ricomporsi.

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