A Nicola Gratteri l’accordo stretto dall’Italia con il governo di Tripoli per fermare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale non va giù. E non usa mezzi termini per dirlo: “La strategia di Minniti non mi è piaciuta – ha detto il Procuratore capo di Catanzaro intervistato su La7 – perché non è da Stato civile e occidentale far costruire delle gabbie sulle coste della Libia per impedire che gli immigrati partano. Quello è un tappo”.

“Bisognerebbe andare in centro Africa, mandare i servizi segreti per capire chi organizza queste traversate nel deserto, e poi andare lì e costruire aziende agricole, ospedali, scuole e rendere il territorio vivibile”. “Poi, è ovvio che bisogna creare dei flussi regolamentati per la libera circolazione di tutti gli uomini del mondo”, ha aggiunto Gratteri sottolineando che “ogni sera sentiamo ai Tg che gli sbarchi sono diminuiti del 3, del 15, del 20%, ma mentre noi parliamo so che ci sono delle donne che vengono violentate o bambini che vengono bastonati a sangue e non sto tranquillo perché ne arrivano 2mila in meno”.

Parlando di contrasto alla mafia, Gratteri ritiene che “l’agenzia dei beni confiscati così è insufficiente: la sede unica deve essere a Palazzo Chigi affinché si interfacci con tutti i ministeri. Perché se io sequestro una ditta che produce bulloni deve essere Finmeccanica a comprare i bulloni da quella ditta. Finiamola con questi campanili che la sede deve stare a Palermo o in Calabria”, e la Commissione Antimafia “non ha la forza sul piano normativo di essere propositiva, è un’organismo debole anche se rappresenta tutto l’arco costituzionale”.

Sulla sua mancata nomina a ministro della giustizia nel governo Renzi, dice Gratteri di aver appreso che “è stato il Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano, ndr) che non ha voluto“, “forse perché sono un uomo troppo caratterizzato, mi è stato detto, ma non conosco i suggeritori del Presidente della Repubblica”.

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