Il Museo Egizio di Torino rilancia l’iniziativa per i visitatori di lingua araba, due ingressi al costo di un biglietto, e Fratelli d’Italia e Lega Nord insorgono, chiedendo di sospendere la campagna, che ritengono discriminatoria nei confronti degli italiani. La promozione, già sperimentata nel dicembre 2016 e ora supportata da una campagna di comunicazione sui mezzi pubblici torinesi, prevede un biglietto gratis per gli arabi che si presentano alle casse in coppia. “Un’operazione di marketing culturale, non certo politica – spiega la portavoce dell’ente museale – mirata a raggiungere le migliaia di persone in lingua araba che risiedono a Torino e provincia. Siamo convinti che il compito di tutti i musei sia di aumentare l’audience senza fermarsi davanti alle barriere della lingua e della religione”. La foto della donna velata è stata usata per permettere maggiore riconoscibilità.

Non la vedono così due esponenti di Fratelli d’Italia. “È un’iniziativa assurda, ingiustificabile, discriminatoria nei confronti di chi non arabo e anche offensiva nei confronti delle donne”, per la presenza di una signora con il velo, è l’attacco di Augusta Montaruli, dell’esecutivo nazionale di FdI. Che, in una nota congiunta con Patrizia Alessi, esponente della Consulta regionale per le Pari opportunità, chiedono alla commissione della Regione, al Musoe Egizio e a Gtt di “far togliere immediatamente tutti i cartelloni dai mezzi pubblici”.
La protesta è raccolta della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “È una promozione delirante. I cittadini lo hanno scoperto dalla pubblicità rigorosamente in lingua araba e senza traduzione, che ritrae una donna velata e un uomo dietro di lei che sorride. Chiediamo che questa aberrazione sparisca immediatamente”.

“Ricordiamo – aggiunge Giorgia Meloni – che il Museo Egizio prende sovvenzioni pubbliche e che tra i cinque membri del cda ci sono un esponente nominato dal Comune di Torino e uno dalla Regione e il presidente viene nominato direttamente dal ministero dei Bei Culturali”. Per Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, la promozione del museo torinese “è – scrive su facebook – razzismo contro gli italiani. Ma siamo matti? Qualcuno deve chiedere scusa e dimettersi“.

Dal museo fanno sapere che non si tratta di un  progetto commerciale, ma culturale: ossia, come aveva spiegato il direttore, Christian Greco, una nuova forma di inclusione sociale, in una città che “ha la fortuna di custodire una collezione importantissima, e non può dimenticare il Paese da cui questa proviene”. E in  provincia di Torino vivono circa 50mila arabofoni. Ma non solo l’ente, che si finanzia con la vendita dei biglietti, ha portato avanti anche campagne in lingua inglese su media rivolte al mondo anglosassone e aperture a prezzi scontati in alcuni giorni per tutti”.

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