“Il mio bottone nucleare è più grande del tuo”. È gara di pulsanti nucleari tra Donald Trump e Kim Jong-un. Non si è fatta attendere la replica del presidente Usa al leader nordcoreano che nel suo discorso di Capodanno ha minacciato gli Stati Uniti, dichiarando di avere pronto il bottone per il nucleare sulla sua scrivania. “Forse qualcuno di questo regime affamato e impoverito vorrà informarlo che anche io ho un bottone nucleare, che è molto più grande e potente del suo, e il mio bottone funziona“, ha twittato il capo della Casa Bianca.

Ma la serata social di Donald Trump, che sceglie Twitter come canale privilegiato di comunicazione per le sue mosse in politica estera, non si limita al bottone nucleare. Dopo la replica al presidente nordcoreano è arrivata infatti la minaccia di tagliare gli aiuti economici ai palestinesi. Come già fatto con il Pakistan, il capo della Casa Bianca usa la chiave economica per tenere in pugno gli Stati che non si allineano alla politica estera degli Usa. Le proteste scatenate dalla decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele potrebbero costare care ai palestinesi: 300 milioni di dollari annui stanziati dagli Stati Uniti.

“Non è solo il Pakistan al quale paghiamo milioni di dollari per niente, ma ci sono molti altri Paesi. Per esempio, paghiamo ai palestinesi centinaia di milioni di dollari l’anno e non otteniamo alcun apprezzamento o rispetto. Non vogliono neppure negoziare un trattato di pace con Israele necessario da molto tempo”, ha twittato The Donald. E ha aggiunto: “Noi abbiamo tolto dal tavolo Gerusalemme, la parte più dura del negoziato, ma Israele, per questo, avrebbe dovuto pagare di più. Ma con i palestinesi non più desiderosi di colloqui di pace, perchè dovremmo fare loro uno qualsiasi di quei massicci pagamenti futuri?”.

L’ipotesi di tagliare i fondi all’agenzia delle Nazioni Unite che aiuta i rifugiati palestinesi era stata rivelata poco prima dall’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley: “Penso che il Presidente abbia fondamentalmente detto che non vuole dare nessun ulteriore aiuto fino a quando i palestinesi non torneranno al tavolo dei negoziati -ha affermato – cerchiamo di far avanzare il processo di pace, ma se questo non accade il presidente non continuerà a finanziare questa situazione”.

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