“Si chiede quindi l’immediata sospensione delle procedure illegittime, nel rispetto della legalità dello Stato e della dignità di chi ha partecipato a regolari concorsi, auspicando che nel nostro Paese vi possa essere la certezza del diritto e della giustizia sociale”. Termina così la petizione su change.org, promossa dai 175 idonei al concorso bandito dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo nel luglio 2016. “Dopo nove anni il MiBACT torna ad assumere con un concorso dedicato ai professionisti dei beni culturali che immetterà 500 nuovi funzionari nei ranghi dell’amministrazione”, commentava con orgoglio il ministro Dario Franceschini. Previsto il tempo indeterminato per 5 antropologi, 90 archeologi, 130 architetti, 95 archivisti, 25 bibliotecari, 5 demoantropologi, 30 addetti a promozione e comunicazione, 80 restauratori e 40 storici dell’arte. Forse anche per questo alla fine le domande sono state 19.479. Tantissime, insomma.

Per questo oltre ai vincitori, i 500 iniziali, i 200 del dpcm del 4 aprile 2017 e i 100 del dpcm del 10 ottobre, ci sono anche i 200 che ha previsto la nuova legge di Bilancio. Ora, a parte i 7 che hanno presentato rinuncia, e in attesa delle graduatorie di architetti e restauratori, oltre agli archivisti sui quali pende ancora un ricorso al Tar, rimangono ancora fuori 175 persone. Idonei, ma in attesa. Archivisti, restauratori, promozione e comunicazione, architetti, storici dell’arte, demoantropologi, antropologi, bibliotecari e archeologi. Professionisti che hanno affrontato una prova preselettiva, due prove scritte e una prova orale, risultando idonei, ma che dovranno attendere. Fino a quando non si sa.

Dal ministero rivendicano l’introduzione di nuove “risorse umane necessarie alla migliore tutela e valorizzazione del patrimonio”. Aggiungono che era chiaro fin dall’inizio che l’idoneità, al di fuori del numero delle assunzioni previste, non avrebbe costituito un elemento preferenziale. I professionisti che continuano a rimanere fuori ritengono di aver subito un’ingiustizia. “Perché il Ministero, pur avendo speso risorse economiche per la selezione di personale mediante una procedura concorsuale a tempo indeterminato, preferisce stabilizzare personale selezionato con finalità specifiche e connesse alle esigenze dettate dal Progetto Grande Pompei, che si avvia alla conclusione? Perché viene ritenuto prioritario rinnovare contratti a tempo determinato per coprire esigenze di personale per le quali i professionisti selezionati mediante la procedura a tempo indeterminato avrebbero le competenze adeguate?”, scrivono nella petizione gli idonei.

Per loro la stabilizzazione della segreteria tecnica del Grande progetto Pompei, scelta sulla base dei titoli, è un’ingiustizia. Proprio come il rinnovo di contratti a tempo determinato di 60 esperti, scelti mediante una procedura articolata in una preliminare valutazione dei titoli sulla base della quale solo alcuni hanno avuto accesso ad un colloquio orale, incentrato sulle competenze specifiche di ciascuna disciplina. Non vogliono che sembri una guerra contro dei colleghi che hanno trovato una sistemazione, anche se talvolta “a tempo”. L’obiettivo della loro protesta non sono loro. Pensano che sia un’ingiustizia non avere avuto la fortuna di essere ripescati dopo aver affrontato un concorso ed essere risultati idonei. Sperano di avere presto un’altra opportunità. L’attesa continua.

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