Ombelico del mondo ieri, capitale gourmet oggi: New York è, per molti, la città dei sogni, mentre per gli appassionati di cucina è un paradiso tutto da gustare, così come conferma anche la classifica internazionale stilata da The World’s 50 Best Restaurants che ha trovato proprio qui, all’Eleven Madison Park dello chef svizzero Daniel Humm, il ristorante migliore al mondo nel 2017.

Proprio dal ristorante n. 1 al mondo, con la sua anatra arrosto che, davanti al Madison Square Park, delizia i palati più esigenti, Manhattan, cuore della città, da nord a sud regala sorprese gastronomiche ad ogni angolo, per tutti i gusti e tutte le tasche: seduti o a portar via si mangia cibo di ogni genere, etnia, dimensione, prezzo o qualità, ovunque e a qualunque ora, allo stadio, al cinema, al museo, al parco, mentre si cammina oppure in metro… New York è diventata la vetrina culinaria del mondo intero: i migliori ristoranti sono qui, così come gli chef, stellati o semplicemente cuochi, e qui si trova – espressa all’ennesima potenza – ogni tipo di cucina del pianeta: italiana, sudamericana, asiatica, francese, greca, messicana, creola, giapponese, araba, svedese, russa e via mangiando.

Ogni piatto, ogni ricetta, assume un significato particolare. È un modo per condividere, scoprire e conoscere altre culture, un piacere da gustare, un simbolo di appartenenza, in alcuni casi anche solo di esistenza, quasi come una religione: ogni comunità, grande o piccola, ha la propria e ad essa si rivolge. Una New York multietnica, una sorta di mappamondo in scala ridotta, una mappa multisensoriale fatta di street e avenue accompagnate da profumi e insegne da far salivare: una geografia ridisegnata dall’evoluzione della società, dall’avvento dei social network che hanno dato visibilità anche ai micro-ristoranti e agli innovativi food truck che percorrono la città in lungo e in largo servendo menù incredibilmente buoni.

La pizza e la pasta, così, da Little Italy e Brooklyn vanno a Chelsea e a Midtown, gli involtini primavera e l’anatra alla pechinese trovano nuovi spazi nel Village o nell’Upper East Side, i formaggi francesi invadono Soho e Wall Street, così come la cucina ebraica e quella messicana si ritrovano fianco a fianco a Tribeca, nel Financial District o nell’Upper West Side, mentre il sushi regna ovunque da Harlem a Nolita insieme a hot dog e hamburger. Le strade di New York si affollano dei tipici cart mentre i food truck raccontano il multietnico con una nuova lingua, una specie di “esperanto gastronomico” fatto di tacos, quesadillas, burritos, wraps, pastrami, bagels, pretzel, matzah-ball soup, corned beef, brisket, curry, tandoori, nigiri, dim-sum, ramen, noodle, cous cous, falafel, hummus, cheese cake, macaron, muffin, scones, pizza, pasta e via così, senza soluzione di continuità, senza dimenticare gluten free e vegan… Un modo per combattere contro la geopolitica e la macro-economia, alla faccia di crack finanziari e attacchi terroristici.

Ogni zona della città ha qualcosa da raccontare in tema di gusto come Soho, dove si comincia con l’aperitivo al fishbar Lure (142 Mercer St.) con l’happy hour a base di ostriche e champagne oppure dall’inimitabile Balthazar (80 Spring St.), una brasserie aperta da colazione fino a notte, per finire poi a gustare il miglior sushi degli Stati Uniti dall’imperdibile Blue Ribbon (119 Sullivan St.). Da provare la cucina mex di La Esquina (114 Kenmare St.) o quella esclusiva di Chefs Club a Nolita (275 Mulberry St.) dove si alternano chef di tutto il mondo. D’obbligo una sosta allo storico negozio gourmet Dean & De Luca (560 Broadway) dove è possibile trovare ogni bontà.

Nel Village, Mario Batali e Lidia Bastianich fanno gli ambasciatori della cucina italiana da Babbo (110 Waverly Place). Alla storica Minetta Tavern (113 Macdougal St.), invece, sono passati intellettuali come Ezra Pound ad assaporare il menù internazionale fatto di burgers, pasta e foie gras. DosToros offre i migliori tacos, burritos e quesadillas (11 Carmine St.) ma attenti alla forza del peperoncino jalapeno e del chiplote con cui preparano la salsa verde piccante. Da Fedora (239 W 4th St.) si va per bere un drink e assaporare la sintesi della cucina newyorkese: un menù con un mix di pasta, pollo, salmone, uova e insalate.

Nel MeatPacking, aspettando la riapertura di Pastis (9 9th Ave) e Spice Market (403 W 13th St.) si può optare per lo Standard (848 Washington St.) oppure per il “triangolo del gusto” con la cucina giapponese da Morimoto (88 10th Ave) e, dall’altro lato della strada, la cucina italiana di Del Posto (85 10th Ave) o, alla porta accanto, quella francese de L’Atelier de Joel Robuchon (31 Stelle Michelin nel 2017 in 24 ristoranti!!!), entrambi con una straordinaria lista dei vini con il meglio delle produzioni vinicole mondiali.

Nota a parte merita il Chelsea Market (75 9th Ave) con circa 40 differenti proposte gastronomiche take away (per un goloso pic-nic alla vicina High Line) fino all’italiano Rana, dove l’arte della pasta diventa quasi spettacolo, mentre i sapori asiatici-fusion si trovano dall’imponente Buddakhan o, di fronte, da TAO Downtown (92 9th Ave) dove regnano le immagini di Buddha e le opere dell’artista urban Hush.

Nell’East Village si può vivere l’esperienza della cucina franco-spagnola intorno al banco della cucina di Degustation (239 E 5 St.), optare per ramen, noodles e buns da Momofuku noodle bar (171 1 Ave) dello chef David Chang o lasciarsi andare ad una degustazione di dim sum da Dim Sum Go Go (5 E Broadway) o Gold Unicorn (18 E Broadway).

Nel Lower East Side è immancabile uno stop dallo storico Katz’s Deli (205 E Houston St.) ma i più chic sceglieranno il deli Russ & Daughters (179 E Houston St.), tempio della cucina ebraica: dal classico bagel con salmone affumicato, fino al caviale o al foie gras. Per una cena esclusiva c’è Beauty&Essex (146 Essex St.) un club elegante e riservato dove servono una cucina internazionale, dal risotto ai dumpling fino ai tacos, il tutto sul retro di un negozio di strumenti musicali.

A Midtown regna il ristorante Le Bernardine (155 W 51 St.) dello “stellato” Eric Repert che vi stenderà con aragosta tartufata e croque monsieur al caviale o potete decidere di farvi inebriare il palato da Carnegie Delicatessen (854 7Ave) con i migliori panini al pastrami o corned beef serviti con pane di segale e cetriolini.

L’Upper West Side regala i sapori dell’enoteca Salumeria Rosi (283 Amsterdam Ave) mentre gli amanti della carne si troveranno a proprio agio nella macelleria-ristorante White Gold Butchers (375 Amsterdam Ave) di April Bloomfield, già patron di The Spotted Pig (314 West 11th St.) nel Village. Chi preferisce i sapori francesi, può mangiare una daube provenzale da Nice Matin (201 W 79 St.) oppure optare per un menù tutto bio (anche l’acqua!) fatto di hot dog e hamburger senza ormoni o conservanti, patatine tagliate a mano e frullati da Shake Shack (366 Columbus Ave) che, nato come semplice carretto, oggi vanta ristoranti in tutti gli Usa, Europa e Medio Oriente. Sempre bio è la “cucina naturale” di Spring (474 Columbus Ave) mentre gli integralisti della dieta possono prendersi una centrifuga depurativa da Juice Generation (117 W 72 St.). Chi vuole fare da se può fermarsi da Zabar’s (2245 Broadway) e prendere un piatto già pronto o fare la fila da Levain Bakery (167 West 74 St.167 West 74th Street 167 West 74th Street167 West 74th Street) e scappare via con un cookie al cioccolato.

Nell’Upper East Side, tra una visita al Metropolitan o al Guggenheim – e prima di buttarsi nello shopping di Madison e Fifht Avenue – si possono gustare le ricette della tradizione ebraica come la matzah balls soup da E.A.T. (1064 Madison Ave) o da Three Guys (960 Madison Ave). I gourmet più esigenti troveranno la cucina francese al suo massimo da Daniel (60 E 65 St.) il ristorante tre stelle Michelin di Daniele Boulud, dove trionfano aragoste e ostriche.

Per il vero soul food bisogna arrivare ad Harlem e provare la cucina cajun da Silvia’s (328 Malcolm X Blvd): cavolo nero, costolette d’agnello, carne al barbeque, pollo fritto e l’immancabile zuppa di gumbo con carne stufata, molto speziata e piccante.

A Brooklyn c’è il tre stelle Michelin d’ispirazione giapponese Chef’s Table at Brooklyn Fare (200 Schermerhorn St.) con solo 18 posti intorno alla cucina dello chef César Ramirez e una lista d’attesa da far dimagrire. In alternativa, si può scegliere la carne della steakhouse Peter Luger (178 Broadway Brooklyn) o rifugiarsi nell’italianissima pizzeria Grimaldi’s (1 Front St.), un’istituzione che dal 1905 serve pizza cotta nel forno a carbone o dal concorrente Juliana’s, considerata la miglior pizza d’America, e anche qui la fila non manca mai ma almeno c’è la vista sul ponte…

New York è la città simbolo per la cucina, non c’è cibo o ingrediente che qui non si trovi. Camminando, si resta inebriati dai profumi che la catturano a tutte le ore del giorno e della notte. Già, perché New York, come diceva una canzone, non dorme mai.

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