Tragedia sfiorata per un 18enne faentino caduto da una gru durante durante un progetto di formazione scuola-lavoro. L’incidente che è costato la vita a Giovanni Liverani, artigiano 45enne, è avvenuto all’interno dell’azienda Sueco, nella zona nord di Faenza dove i due per conto di una ditta esterna stavano lavorando su un cestello sospeso, attaccato ad una gru che sarebbe precipitata trascinando nel vuoto il ragazzo e l’uomo. Per l’operaio 45enne non c’è stato niente da fare mentre il giovane ha riportato lesioni e fratture alle gambe ed è ricoverato all’ospedale Bufalini di Cesena.

L’episodio ha riacceso le polemiche sull’alternanza. L’Unione degli Studenti ha definito “inaccettabile” l’infortunio: “Ci chiediamo – afferma Francesca Picci, coordinatrice nazionale – come sia possibile continuare a promuovere l’eccellenza e l’innovazione di strumenti come l’alternanza scuola-lavoro (anche se il ministero ha precisato che non si trattava di alternanza ma di “formazione scuola-lavoro in una scuola provinciale non direttamente soggetta al Miur”, ndr) quando gli stessi luoghi di lavoro sono perennemente a rischio e le tutele sulla sicurezza sono insufficienti. Nessuno deve più rischiare la vita, dagli studenti agli operai, servono risposte immediate”.

Da mesi gli studenti chiedono maggiori garanzie al ministero dell’Istruzione. I ragazzi pugliesi hanno lanciato la campagna “A scuola io non faccio l’operaio” per portare alla luce i casi di “uso distorto” del percorso formativo. A ottobre i ragazzi erano scesi in piazza dietro lo slogan “Ci rubano il futuro? Noi ci liberiamo dal ricatto”. Migliaia di studenti di tutt’Italia avevano organizzato il primo sciopero contro l’alternanza scuola-lavoro, prevista dalla Legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola”. Da parte loro anche le aziende avevano sottolineato la difficoltà di dare ospitalità ai ragazzi e il Miur era intervenuto sulla questione con una nota spiegando che “l’obbligo di dotare gli studenti in alternanza scuola-lavoro di dispositivi di protezione individuale ricade sulla struttura ospitante”.

Nei giorni scorsi il ministero ha provato a correre ai ripari offrendo un “bottone rosso”, inserito in una piattaforma, che consente alle studentesse e agli studenti di segnalare i casi in cui non viene rispettato il patto formativo siglato. Non solo. Da viale Trastevere partirà una task force di supporto per la risoluzione delle criticità, formata da oltre 100 docenti distaccati presso gli Uffici scolastici regionali e dieci esperti del Ministero. Accanto a loro mille tutor per supportare le scuole nella costruzione di percorsi di qualità. Risposte che sono state definite “insufficienti” dalla Rete degli Studenti Medi che oggi è tornata a farsa sentire sul caso di Faenza: “Serve più sicurezza – spiega il coordinatore Nazionale, Giammarco Manfreda – non possiamo accettare che istruirsi sia così rischioso, non possiamo accettare che uno stage possa mettere a rischio la vita di uno studente, lo abbiamo ribadito anche durante gli scorsi Stati Generali, vogliamo che l’alternanza che sia strumento di didattica alternativa e non altro, e ugualmente deve valere per stage e qualsiasi percorso di transizione scuola-lavoro. Crediamo che una delle caratteristiche fondamentali perché un percorso di alternanza sia accettabile è che non metta a repentaglio lo stato di salute di chi lo affronta, ponendo le adeguate misure sulla sicurezza: nessun’altra vita può essere messa a rischio”.

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