Il suo “braccio armato”. Così lo definiva Irene, sua moglie, 30 anni, in uno dei documenti inviati alla Dignitas, quando aveva avviato le pratiche per ottenere l’assistenza alla morte volontaria in Svizzera. E Andrea ha accettato, nonostante la timidezza e il dolore, la battaglia: “È stata chiamata la battaglia di Irene. La porto avanti perché mi fa sentire vivo e mi fa sentire più vicina mia moglie”. Irene è morta per un carcinoma ai polmoni al quarto stadio. Ora Andrea, insieme all’associazione Luca Coscioni, porta avanti la battaglia per chiedere l’eutanasia legale in Italia. “Irene voleva decidere di decidere e scegliere di scegliere. Fino alla fine. Lanciamo un appello insieme alla famiglia, per lei: chiediamo una presa di posizione da parte della politica. Tardiva e necessaria. Chiediamo che almeno un leader di partito prenda a cuore il tema della libertà e la porti nel prossimo Parlamento. È un appello alla vita, il nostro”

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Fine vita, dopo il biotestamento l’associazione Coscioni guarda al futuro: “Ora lavoriamo per l’eutanasia legale”

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