Sciopero della fame di alcuni parlamentari per chiedere l’impossibile: la calendarizzazione e il voto sullo Ius soli prima della fine della legislatura. Quando ormai mancano pochi giorni alla fine dei lavori e prima dello scioglimento delle Camere, qualcuno crede ancora che il Senato possa esprimersi sulla riforma della cittadinanza, tanto promessa e mai fatta. “Bisogna continuare ad insistere fino all’ultimo momento utile di questa legislatura”, ha scritto su Twitter Emma Bonino. “E’ inutile dire che i tempi non ci sono. Il Parlamento non è ancora sciolto. Approvazione subito. Con i Radicali italiani sosterremo questa iniziativa nonviolenta di digiuno di Luigi Manconi“. Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto di voler sostenere il provvedimento: “Non lo so quale sia la dinamica dei lavori ed i tempi del Senato. Per me bisogna comunque provarci”.

A lanciare il nuovo sciopero della fame è stato appunto il senatore Manconi: “Si tratta di una legge ragionevole e saggia”, ha detto a Radio 1. “Oggi questi diritti e doveri sono solo parzialmente riconosciuti, stiamo crescendo cittadini a metà. Ma si tratta di persone che crescono nel sistema sociale e culturale italiano. E’ un impegno che molte persone autorevoli del panorama politico si vogliono assumere prima della fine della legislatura. Il Senato può lavorare fino al 24 anche con delle sedute notturne. Mi aspetto che si faccia. Si dice che c’è la volontà politica di farlo. Io credo si tratti di un impegno da onorare. Inoltre se si dovesse perdere, lo Ius Soli rischia di finire nell’oblio e così le speranze della seconda generazione di immigrati che vivono e crescono in Italia, che tifano per le squadre della Serie A e che parlano i nostri dialetti”. Sullo stesso tema è intervenuto anche Mario Giro, viceministro degli affari esteri: “Questa legge non è sull’immigrazione, ma sull’integrazione e sulla convivenza. Va portata al voto, anche senza fiducia. In questo modo si fa un gesto di civiltà.”

Al digiuno hanno aderito anche i senatori del Partito Democratico Sergio Lo Giudice, Monica Cirinnà e Walter Tocci. “Dopo una legislatura che, tra mille ostacoli, è riuscita a mandare a segno alcuni risultati storici sul tema dei diritti civili, a partire da unioni civili e biotestamento”, hanno dichiarato, “sarebbe davvero una bella conclusione di questo strano mandato che il Parlamento desse risposta a quegli 800 mila ragazzi italiani per lingua e cultura ma non per legge”.

 

 

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