Attirato con l’inganno da un amico con la scusa di presentargli la madre, poi addormentato, sgozzato e infilato in un bidone di metallo, del quale Raffaele Rullo e sua madre Antonietta Biancaniello non riuscivano a disfarsi. Ed è stato il passo falso che ha portato al loro arresto, anche se i carabinieri dicono chiaramente che il fermo sarebbe arrivato perché gli indizi erano convergenti. Ma gli investigatori volevano trovare il corpo di Andrea La Rosa, ucciso il 14 novembre per 38mila euro, per restituirlo alla sua famiglia. “Può venire qui un attimo, per quella vicenda lì, perché deve portarlo via…”. È l’intercettazione chiave nell’omicidio dell’ex calciatore e direttore sportivo del Brugherio.

La frase ascoltata dai carabinieri è pronunciata da un carrozziere di un’autofficina di via Alessandro Litta Modignani, probabilmente inconsapevole di cosa contenesse quel fusto. Dall’altra parte del telefono c’è Biancaniello e il riferimento dell’uomo è al barile blu nel quale era stato nascosto il corpo. Quel fusto puzza e in carrozzeria non può restare.

Così madre e figlia iniziano a ragionare su come spostare il cadavere, che avrebbero voluto sciogliere nell’acido “come fanno i boss”, ma non ci erano riusciti. È il momento decisivo dell’indagine: Rullo spiega alla madre che tutto deve restare tra loro, non devono coinvolgere nessun altro. Le consiglia di abbassare i sedili della sua Y10 e caricare il fusto con il cadavere. I militari dell’Arma aspettano solo il momento in cui sposteranno il corpo. Accade il 14 dicembre: Biancaniello segue le istruzioni e prende la Milano-Meda. Si ferma all’altezza di Varedo e i carabinieri la bloccano ritrovando il corpo di La Rosa.

Il direttore sportivo del Brugherio era stato ucciso la sera stessa della sua scomparsa. L’appuntamento con Rullo è al McDonald’s di viale Certosa. Deve consegnarli 8mila euro che ha nascosto dei calzini. È la nuova tranche di un prestito di oltre 30mila euro. Rullo lo attira nella casa di sua madre, a Quarto Oggiaro: “Te la faccio conoscere”, gli dice. La Rosa non si fida e lascia delle tracce, avvisando la fidanzata Estella Serena Bellini e un amico che sapeva dell’incontro: “Se mi rapiscono sai dove sono (…) ma dove c…o mi stanno portando”.

Il telefono poco dopo è spento, ma poi all’1.34 del 15 novembre dal suo numero arrivano tre sms alla compagna con espressioni “che Andrea non usava”, racconterà lei ai carabinieri. È il tentativo di sviare i sospetti, che Rullo riproporrà in una telefonata con Bellini. Si contraddice diverse volte e, soprattutto, dice di aver salutato La Rosa in strada, dove lui era rimasto a fumare. “Ma se non fuma lui, non mi dire cazzate. Cosa gli è successo!”, chiede la compagna.

Andrea era già morto: addormentato e sgozzato prima di essere chiuso nel fusto. “Dentro c’è gasolio”, ha raccontato ai carabinieri Biancaniello quando è stata fermata. Madre e figlio, secondo gli inquirenti, si apprestavano, dopo averci già provato tanto che il corpo ne portava i segni, a sciogliere il cadavere dell’ex calciatore usando 24 flaconi di acido, sequestrati dagli investigatori in un garage in uso a Rullo vicino a Seveso, in Brianza. Prima erano intenzionati a farlo a pezzi con una motosega.

Tra gli indizi raccolti dagli inquirenti ci sono anche le ricerche effettuate sul computer da Rullo che hanno insospettito gli inquirenti, una su “come sciogliere un corpo nell’acido” che il 35enne ha giustificato con “una chiacchierata tra colleghi sulla morte del figlio del pentito Di Matteo” e, la notte tra 14 e 15 novembre, “come calcolare il volume di un corpo”. Poi gli acquisti di un bidone di metallo, flaconi di acido e motosega. Le contraddizioni e le telefonate. Fino all’arresto.

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