Ryanair fa un passo verso i sindacati: la compagnia irlandese ha deciso di riconoscere le sigle di categoria in Irlanda, Regno Unito, Germania, Italia, Spagna e Portogallo proprio nel giorno dello sciopero e per evitare caos nei voli e disagi ai clienti nel periodo natalizio. Alla notizia arriva il caustico commento del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda: “Non è una concessione. E’ il minimo sindacale e non basta”. E infatti poco dopo annuncia di aver chiesto ai commissari di Alitalia di aprire una richiesta di informazioni sui contributi che la compagnia di Dublino riceve dalle regioni perché “se prende soldi pubblici deve rispettare le regole”. Al momento però si registra la svolta dopo settimane di tensione: in una nota, Ryanair ha annunciato di avere scritto ai sindacati, che per oggi avevano proclamato un’agitazione in una giornata che si annuncia molto difficile sul fronte degli spostamenti aerei, “invitando ciascuno di loro a colloqui per riconoscerli come rappresentativi dei piloti in Ryanair in ciascuno di questi Paesi, purché essi stabiliscano dei Comitati di piloti Ryanair per discutere dei problemi di Ryanair”. Questo perché la compagnia “non si confronterà con piloti che volano per compagnie concorrenti in Irlanda o in qualunque altro luogo”, spiega il comunicato.

Una decisione presa “per evitare ogni minaccia di interruzione del servizio ai suoi passeggeri e ai suoi voli da parte dei sindacati dei piloti durante la settimana di Natale”, si legge ancora. Per questo la compagnia chiede a questi sindacati di interrompere lo sciopero proclamato per mercoledì 20 dicembre “in modo che i nostri clienti possano aspettarsi di tornare a casa per Natale senza la minaccia o la preoccupazione di scioperi dei piloti”. “I voli di Natale sono molto importanti per i nostri clienti – ha spiegato il ceo Michael O’Leary – e vogliamo rimuovere ogni preoccupazione che possano essere scombussolati dall’agitazione dei piloti la prossima settimana”. “Perché – ha continuato – mettiamo le esigenze dei passeggeri al primo posto”.

La Fit-Cisl ha fatto sapere però di non aver ricevuto nessuna lettera da Ryanair. Quindi andrà avanti con lo sciopero proclamato per oggi, venerdì 15 dicembre, dalle 13.00 alle 17.00 per il personale navigante della compagnia. Lo ha riferito Nico Piras, segretario generale dell’organizzazione, spiegando che l’invito della compagnia al dialogo con il riconoscimento delle organizzazioni sindacali è arrivato solo alle associazioni professionali dei piloti. “Spero che Ryanair cambi rotta verso tutti i lavoratori – dice – e non solo verso i piloti”. Quindi la  Fit-Cisl, che rappresenta meno piloti e alcuni membri dell’equipaggio, ha detto che lo sciopero previsto di quattro ore, dalle 15 alle 19, non sarà sospeso. Non così l’Anpac che ha sospeso lo sciopero a fronte dell’apertura al dialogo da parte della compagnia irlandese. “Esprimo viva soddisfazione per la notizia relativa alla volontà dei vertici di Ryanair di confrontarsi con le organizzazioni sindacali europee ed italiane. Credo si tratti di una scelta di buon senso e di civiltà, perché l’instaurazione di relazioni industriali efficienti risponde ad un principio di apertura e di dialogo, senza il quale si sarebbe rischiato di tornare ad anni bui del diritto del lavoro, senza garanzie e tutele adeguate per i lavoratori”, ha detto poi Giuseppe Santoro Passarelli, Presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi.

La mossa di O’Leary è l’ultima puntata di un braccio di ferro che va avanti da tempo. Il 12 dicembre ai sindacati che annunciavano sciopero per oggi l’azienda aveva replicato minacciando  di revocare i benefit già concordati. Ai dipendenti italiani la compagnia irlandese aveva inviato una lettera con cui li invitava ad astenersi dall’agitazione, pena “la perdita di aumenti in busta paga” o “trasferimenti o promozioni“. Una minaccia che aveva causato la dura reazione del governo.

Indegno. Non è nel mio ambito di possibilità, ma si dovrebbe intervenire – il commento di Calenda – non si possono prendere i vantaggi del mercato globale e non rispettare le regole, questo è l’aspetto della globalizzazione più sbagliato che mette a rischio tutto”. Ancor più duro Giuliano Poletti: “E’ una cosa gravissima, perché non si può intervenire con questa modalità e credo che tutte le autorità competenti debbano fare la loro parte – il ragionamento del ministro del Lavoro – a noi compete il controllo della corretta applicazione dei contratti e delle leggi riferite al lavoro. Per questa parte ce ne occuperemo noi”. Il diritto di sciopero “è garantito dalla legge, quindi se c’è qualcuno che infrange la legge in Italia c’è la magistratura che ha il compito di garantire la piena applicazione della legge”.

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