Consip sta per chiudere il cerchio su un appalto per la fornitura di 6.700 auto e 180 motoveicoli a noleggio a lungo termine senza conducenti. La commessa per le auto di servizio della pubblica amministrazione non è stata ancora assegnata. Ma fin da ora c’è la possibilità che il denaro pubblico finisca nelle tasche di imprese pronte a traslocare in nazioni dove la legislazione è fiscalmente meno pesante e il costo del lavoro più basso. Tra i concorrenti ammessi, infatti, c’è un’ormai storico fornitore di auto alla pubblica amministrazione, la LeasePlan Italia. La multinazionale olandese che fa capo a un pool di fondi pensione, ha infatti avviato la delocalizzazione di un intero reparto produttivo, la contabilità, a Bucarest. Dovrebbe a breve seguire anche quella della fatturazione.

Decisioni che, com’era prevedibile, hanno provocato le immediate proteste dei dipendenti ora in stato di agitazione, mentre l’azienda fa sapere che il gruppo “un anno fa ha lanciato un modello di business basato sulla strategia “Power of One LeasePlan” con l’obiettivo di ottimizzare i processi operativi, al fine di migliorarne la rapidità e l’efficienza del servizio ai clienti, attraverso la centralizzazione di alcune attività”. In questa fase quindi sarebbe in partenza “un test pilota, di cui l’Italia fa parte, per sperimentarne la fattibilità e l’efficacia. L’eventuale impatto sulla consistenza occupazionale di LeasePlan è estremamente limitato e sarà gestito in modo socialmente responsabile per le persone e per le loro famiglie, come da sempre avvenuto nel corso della storia dell’azienda”. Che, come sottolinea un volantino sindacale, si attende di chiudere l’esercizio con utili per circa 80 milioni di euro.

Complice il bando Consip da massimi 106 milioni di euro per le cosiddette auto grigie vinto integralmente nel 2016. Una gara molto simile a quella di quest’anno: un appalto (suddiviso in sette lotti) del valore di un centinaio di milioni che garantisce lavoro per 18 mesi, prorogabili “fino ad un massimo di ulteriori 12 mesi, su comunicazione scritta di Consip”, come chiarisce il bando di gara pubblicato sul sito della centrale acquisti del Tesoro. Si tratta quindi di una commessa che potenzialmente consentirà al vincitore di mettere le mani su un contratto di fornitura di vetture della durata di due anni e mezzo. E per la quale, nel bando, la centrale di acquisti del Tesoro ha trascurato di richiedere il mantenimento dei livelli occupazionali per il fornitore che si aggiudicherà l’appalto pubblico.

Per esser certi della serietà dei partecipanti, l’azienda guidata da Cristiano Cannarsa si è limitata ad inserire un capitolo ad hoc sulla capacità economica e finanziaria domandando ai potenziali fornitori un fatturato annuo medio degli ultimi due anni non inferiore a determinate soglie indicate nel bando e diverse per ogni lotto. Nel caso del lotto 1, ad esempio, il candidato dovrà aver chiuso gli ultimi due esercizi con un giro d’affari nella prestazione di veicoli a noleggio superiore a 4,3 milioni di euro. “Consip S.p.A. si è determinata a prevedere un limite di partecipazione alla presente gara connesso al fatturato aziendale”, si legge nel disciplinare di gara che spiega come in questo modo si riusciranno a selezionare operatori con “capacità economico-finanziaria proporzionata al valore annuo della Convenzione”, oltre che “capacità professionali e tecniche, idonee a garantire un adeguato ed elevato livello qualitativo delle prestazioni”.

Come se non bastasse l’assenza di un limite alla delocalizzazione, il bando di gara Consip ha poi anche aperto la partecipazione alla gara anche alle società con “sede, residenza o domicilio nei Paesi inseriti nelle black list del governo indicati nei decreti ministeriali del 4 maggio 1999 e del 21 novembre 2001”, purché in possesso dell’ok del ministero del Tesoro secondo la deroga prevista al decreto ministeriale del 14 dicembre 2010. In questo modo, l’azienda pubblica ha sostanzialmente consentito l’accesso alla gara anche alle aziende “certificate” dal Tesoro che si trovano in Paesi con fiscalità decisamente più vantaggiosa rispetto all’Italia.

In compenso, l’azienda presieduta dal portavoce del ministro Padoan, Roberto Basso, ha almeno ritenuto opportuno chiedere ai candidati dei chiarimenti sull’eventuale ricorso al subappalto e di fissarne le regole per evitare che il ribasso venisse scaricato sui subappaltatori. “Tutti i requisiti richiesti ai fornitori sono indicati nel bando e nel disciplinare di gara”, spiegano fonti ufficiali Consip che puntualizzano come, in alcuni casi, quali i servizi di pulizia o i call center, la società abbia inserito specifiche richieste a tutela dell’occupazione nazionale all’interno del bando. Per Consip quindi il no alla delocalizzazione per chi incassa denaro da appalti pubblici è sostanzialmente un’eccezione. Non la regola. Eppure storie come quelli dei call center di Almaviva avrebbero dovuto suggerire qualche riflessione in più al Tesoro e alla sua controllata.

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