“Dovete tornare nelle case famiglia cui siete stati assegnati. Ognuno nella sua”. Sono stati minuti di fuoco quelli trascorsi questa mattina presso il centro di primissima accoglienza di Villa Spada, a Roma, nei pressi della stazione ferroviaria di Fidene, a nord della città. Tre ragazzini di 16 anni, di nazionalità egiziana, hanno tentato la fuga dalla struttura gestita dalla onlus Virtus Italia. Gli adolescenti, “tre casi molto problematici”, secondo gli assistenti sociali, si trovano nella Capitale ormai da un anno e sarebbero già fuggiti tre volte dai rispettivi centri di accoglienza per minori non accompagnati. Molto legati fra loro, richiamati all’ordine per l’ennesima volta, non volevano essere divisi di nuovo. Per questo motivo, all’arrivo della pattuglia della Polizia Locale che avrebbe dovuto riportarli a “casa”, hanno scatenato una vera e propria rissa. Stando a quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, gli agenti – di cui uno ferito in maniera non grave – hanno prima utilizzato lo spray al peperoncino e poi hanno riparato nel cortile dell’edificio, beccandosi il lancio di sedie, bastoni e altri oggetti contundenti, in attesa dei rinforzi inviati dal Comando generale. Momenti di tensione definitivamente sedati quando sono intervenute sul posto ben 11 volanti della Polizia di Stato. Attualmente, i tre ragazzi sono stati fermati e sono stati trasferiti presso il comando Spe di Ponte di Nona.

IL DRAMMA DEI MIGRANTI A VILLA SPADA
Va ovviamente spiegato che il centro di primissima accoglienza di via Annibale Maria Di Francia – che può ospitare massimo 30 persone – non è la classica struttura cui vengono assegnati i migranti in attesa dello status di rifugiati. Si tratta di una sorta di punto di smistamento che le autorità locali utilizzano per procedere alle identificazioni delle generalità autocertificate. In pratica, coloro che si sono dichiarati minorenni all’arrivo in Italia vengono inviati in questo centro, dove sotto il controllo della Polizia Locale e con l’ausilio delle associazioni si procede alle visite mediche e ai test per verificare l’età: all’accettazione della pratica, nel giro di una settimana, si passa alle case famiglia e ai centri di accoglienza per minori non accompagnati. In questa struttura finiscono anche i ragazzini – come quelli che hanno scatenato la rissa di questa mattina – che fuggono dai centri dove vengono ospitati e vengono poi ritrovati dalle autorità. “Il centro – racconta Enrico Sanchi, presidente della onlus Virtus Italia – questa mattina ospitava 16 minorenni, di cui 6 ragazzine che aspettano di essere trasferite in Nord Europa”. Sanchi, che smentisce la ricostruzione iniziale secondo cui altri ospiti del centro avrebbero partecipato alla rissa, ringrazia anche “la polizia locale per l’impegno di questa mattina e per il delicato lavoro che svolge insieme a noi tutti i giorni”.

L’IMPEGNO DEL COMUNE E IL DISAGIO DELLA POLIZIA LOCALE
Caso ha voluto che le tensioni a Villa Spada si siano verificate mentre l’assessore capitolino ai Servizi Sociali, Laura Baldassarre, presenziava a un convegno dedicato alle politiche di intervento per evitare l’allontanamento dei minori non accompagnati dai centri di accoglienza. Secondo il report presentato dal commissario straordinario per le persone scomparse, Vittorio Piscitelli, sono 215 i minori stranieri scomparsi nel 2017, a fronte di oltre mille arrivi. In tutto ben 6.939 le persone scomparse nel Lazio dal 1974 al novembre del 2017, di queste, 4.150 sono minori. A Roma e provincia la maggior parte degli scomparsi: 6.909 di cui 3.333 minorenni: tra tutti 6.097 sono stranieri e 812 italiani. Ha spiegato Baldassarre: “C’è una nuova legge a livello nazionale (la legge Zampa, ndr) per cui stiamo rivedendo complessivamente tutto il sistema di accoglienza della città. Tra le cose che inseriremo nel piano sociale cittadino c’è un nuovo servizio per i minorenni in difficoltà tutti, italiani e stranieri per rafforzare la nostra capacità di prenderli in carico”. Su questo fronte, però, c’è la protesta dei sindacati della Polizia Locale. “Basta mandare allo sbaraglio in quelli che sono veri e propri servizi di ordine pubblico, personale cui non sono riconosciuti indennizzi, tutele ed equipaggiamento idoneo all’attività’ di polizia – afferma Marco Milani, rappresentante sindacale Ugl – Non è possibile intervenire in contesti di sicurezza, ormai profondamente mutati, con l’inquadramento contrattuale e giuridico di un impiegato comunale”.

 

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