Aumenta l’offerta di treni ad alta velocità, mentre il servizio per i pendolari continua a peggiorare. Basti pensare che 7 anni fa, prima dei tagli, circolava il 6,5% di treni regionali in più e il 20% degli Intercity. Eppure i viaggiatori che beneficiano dei servizi ad alta velocità sono 170mila contro i tre milioni circa di pendolari che si spostano ogni giorno. Questi i dati emersi dal dossier Pendolaria 2017 pubblicato da Legambiente che anche quest’anno ha stilato una classifica delle dieci linee ferroviarie peggiori d’Italia. Rispetto allo scorso anno, restano tra le peggiori la Roma-Lido, la Circumvesuviana e la Reggio Calabria-Taranto. Tra le new entry le linee Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia, Bari-Corato-Barletta. “Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell’Alta Velocità – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – che permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud”.

Tra le linee peggiori anche la linea Bari-Corato-Barletta, diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. Un incidente per il quale la Procura di Trani ha appeno chiuso l’inchiesta che coinvolge anche due dirigenti dei ministero dei Trasporti.

SI INVESTE SOLO SULL’ALTA VELOCITÀ – L’entrata in vigore dell’orario ferroviario invernale non apporta miglioramenti sul fronte delle linee ordinarie. Al contrario si registra un boom di collegamenti veloci, come per esempio le 50 corse al giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Roma a Milano. Questo significa che in sette anni c’è stato un aumento dell’offerta del 78,5% dei treni in circolazione, con un convoglio ogni 10 minuti negli orari di punta. “L’Italia invece – sottolinea Legambiente – ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in treno e, nelle principali città, di chi si sposta in metro e in tram, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi”. Ecco perché Legambiente sollecita il governo Gentiloni a individuare risorse nella legge di Bilancio in corso di approvazione “per rilanciare la cura del ferro che serve al Paese nelle città”. Una richiesta di intervento che riguarda soprattutto situazioni più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di migliaia di pendolari, “in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.

LE DIECI PEGGIORI – La classifica delle dieci tratte peggiori accomuna linee all’interno delle grandi città e linee ferroviarie ‘secondarie’ che nel tempo hanno visto un progressivo e costante peggioramento. È stata realizzata mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni. Al primo posto ancora una volta la Roma-Lido. Ormai la linea registra un afflusso giornaliero di 55mila tra studenti e lavoratori contro i circa 100mila stimati fino a pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate. Poi c’è la Circumvesuviana che collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 chilometri. Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel 2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel 2017. Sulla Reggio Calabria-Taranto, invece, il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però il treno finisce la sua corsa e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali.

Tra le linee peggiori anche la Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano gli orari. I treni circolanti risalgono agli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi di 55 chilometri orari. Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più veloce ci mettevo un’ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più. Sulla Brescia-Casalmaggiore-Parma, invece, il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più. Tra le 25 linee lombarde, è quella con gli indici di affidabilità più bassi. Non va meglio sulla Agrigento-Palermo dove, malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno “perché i treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo, malgrado la linea sia ampiamente sotto utilizzata, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane”. Nella classifica delle peggiori anche la linea Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma e la Bari-Corato-Barletta. A seguito dell’incidente avvenuto nel luglio del 2016 la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 chilometri. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente.

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