Nel terzo dei tre “giorni di collera” dichiarati mercoledì dalle fazioni palestinesi contro la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, tornano a infiammarsi i Territori Occupati. Incidenti a Bet El, a nord di Ramallah, tra manifestanti che hanno lanciato pietre e agenti di polizia israeliana che hanno risposto con lacrimogeni e granate assordanti.

Altri incidenti si sono verificati a Hebron, mentre proseguono quelli di stamattina a Betlemme dove decine di persone sono rimaste intossicate per aver inalato gas lacrimogeni o ferite dai proiettili di gomma. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, centinaia di manifestanti hanno marciato contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele fino alla tomba di Rachele, dove si sono verificati incidenti con le forze israeliane.

A Gerusalemme est la polizia israeliana, a cavallo e a piedi, ha usato la forza per disperdere una protesta di palestinesi . Secondo testimoni citati dalla Wafa, la polizia si è lanciata sulla folla, che era composta da attivisti locali e studenti che marciavano pacificamente sulla strada principale, nonché da giornalisti che coprivano l’evento, e li ha dispersi, arrestando due persone. Secondo la stessa agenzia, gli agenti hanno usato granate stordenti.

La conferma che la protesta si sta allargando arriva dall’esercito. “Violenti scontri si sono verificati in mattinata in un almeno 20 punti di attrito in Cisgiordania e a Gaza”, ha reso noto un comunicato delle forze armate israeliane secondo cui complessivamente a queste manifestazioni – caratterizzate da lanci di molotov e di pietre – ha partecipato “600 palestinesi”. Gli incidenti più gravi, ha precisato, si sono verificati a Betlemme e a Tulkarem. Un dimostrante è stato arrestato e altri sono stati feriti, secondo il portavoce militare. Lungo la linea di demarcazione con Gaza si sono radunati 450 dimostranti che lanciano pietre contro i militari israeliani, i quali cercano di disperderli.

A Gaza due membri di Hamas sono stati uccisi in un raid aereo israeliano, avvenuto dopo un lancio di razzi. durante gli scontri scoppiati a seguito dell’annuncio di Donald Trump sul riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele. Lo riferisce il movimento islamico che governa la Striscia e il ministero della Salute palestinese. “Sabato mattina le squadre di soccorso hanno trovato i corpi di due palestinesi morti negli attacchi aerei israeliani la scorsa notte nella parte nord della Striscia di Gaza”, ha detto il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf Al Qedra. L’aviazione israeliana, ha confermato l’esercito in una dichiarazione, ha bombardato due volte posizioni militari di Hamas. Le vittime registrate in Terra Santa nelle ultime 24 ore sarebbero, dunque, quattrodue persone erano state uccise nei violenti scontri con l’esercito israeliano nei pressi della barriera difensiva tra Israele e la Striscia.

Le ripercussioni diplomatiche della decisione di Trump cominciano a manifestarsi. Se il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e il papa copto Tawadros hanno annunciato che non incontreranno il vicepresidente Usa Mike Pence nel corso del viaggio di quest’ultimo in Medio Oriente, al di qua del Mediterraneo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il suo omologo francese Emmanuel Macron hanno concordato di “cooperare” sulla crisi innescata dalla decisione della Casa Bianca. Nel corso della telefonata i due leader hanno espresso timori per le conseguenze della mossa di Washington. I due hanno concordato di continuare a lavorare per convincere Trump a rivedere la sua decisione.

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